Comunicare: Dal “Lembo del mantello” l’itinerario comunicativo
Comunicare: Dal “Lembo del mantello” l’itinerario comunicativo
Un antico detto di teologia, tratto da S. Paolo, recita:”Fides ex auditu”, la fede trae origine dall’ascolto. Potrei così parafrasare: la vera comunicazione avviene se vi è la predisposizione ad ascoltare, una dote rara, sopraffatta da tanti comunicati unidirezionali; esempio tipico la TV: tu ascolti, vedi, borbotti o approvi tra te e te, non puoi interloquire, così rischi l’indottrinamento più o meno propagandistico, sei impinguato da idee (poche ) e da opinioni indiscusse, si diventa”tubo digerente” anche di notizie false e tendenziose.
Il Card. Martini nella sua lettera indica l’itinerario: citando il Piccolo Principe, egli invita a riprendere quanto l’autore afferma:”Si vede bene solo col cuore. L’essenziale è invisibile agli occhi”. Per questo il Card. suggerisce di immaginare di guardar dall’alto ( come da un satellite, o da un aereo ) il mondo sottostante. Egli così afferma:”il mondo visto dall’alto ci fa percepire che proprio le persone, realtà davvero minuscole viste dall’alto, sono le realtà più preziose. Con gli occhi del cuore vediamo proprio loro, pur se ai nostri occhi risultano come piccoli punti in movimento”. Con le persone, attraverso la comunicazione, si stabiliscono relazioni, conoscenze, affetti, dialogo, lavoro condiviso, simpatie.. tutte condizioni per l’amore , per la convivenza, per l’accettazione dell’altro come valore, per la completa conoscenza, che arricchisce il bagaglio di sapienza, di vita comunitaria.
Nell’antica Grecia vi era un luogo pubblico definito AGORA’, dove si dialogava della cosa pubblica, si conoscevano le notizie, si discutevano decisioni pubbliche o private, si riportavano argomenti, si ascoltavano con rispetto le tesi dei concittadini: vi era reciprocità. Ritengo che l’Arcivescovo, verso la conclusione della Lettera, analizzando i vari settori comunicativi, all’interno della Chiesa, ci fosse una specie di AGORA’; tra gli strumenti considera anche i”bollettini o notiziari parrocchiali”. Così si esprime :”Attraverso la lettura di tali strumenti, umili e talvolta prodotti in vesti tipografiche dimesse, è possibile cogliere uno spaccato realistico delle comunità”.
Egli ne coglie anche i limiti e suggerisce di allargare lo sguardo su altri periodici della Chiesa ambrosiana.
Sarebbe possibile usare il “Comunichiamo” come strumento di interlocuzione, strumento di dialogo e di reciproco ascolto? Avere anche un sito parrocchiale? Così ci si ascolta, comunicando.