RICUCIRE PERO: Omelia nel pellegrinaggio a Rho

9 settembre 2016

Questo momento è sempre importante per me e vorrei che lo fosse sempre di più per tutta la comunità. Ringrazio perciò tutti voi che avete voluto vivere questo pellegrinaggio.

La Parola di Dio ascoltata ci ripropone la contemplazione della Misericordia, siamo infatti negli ultimi mesi di questo anno santo che Papa Francesco ci ha regalato. Proprio dalla meditazione di queste letture raccolgo alcuni spunti che vorrei fare miei per imparare a “ricucire Pero”.

Due promesse.

Soffro molto ogni volta che mi accorgo di fratture, divisioni, incomprensioni, critiche, risentimenti, delusioni, chiusure mentali… Vedo spesso queste ferite in me, mi accorgo di esserne parte in causa e mi sento anche responsabile e colpevole. Le sperimento tra noi, nella nostra comunità di credenti. Li costato anche quando li vedo nel nostro tessuto sociale.

Percepisco fortemente il bisogno di Vangelo. Mi accorgo che lo stile di Gesù, quello che emerge dal Vangelo, dalla sua lettura e meditazione, deve – come ci propone il nostro Arcivescovo, che verrà tra noi ad aprile, per l’indulgenza del Crocifisso – diventare cultura, deve cambiare anzitutto il nostro modo di pensare, troppo segnato da criteri “mondani”, per poi poter modificare i nostri atteggiamenti e le nostre scelte.

Il primo spunto che la Parola di Dio mi suggerisce, per poter “ricucire Pero” è quello della consapevolezza del nostro peccato, della nostra fragilità per almeno desiderare una conversione. Mi sento spesso peccatore, bloccato dai miei limiti e dalle mie colpe. Esorto tutti a partire sempre dal nostro peccato. Esorto a non fermarci a una generica percezione del nostro limite, ma a voler precisare il più possibile quale siano i nostri peccati, quelli di cui siamo responsabili, e anche le nostre fragilità, quelle di cui magari non siamo colpevoli, ma che comunque ci limitano e ci impediscono di fare il bene o di farlo bene. Non dobbiamo rassegnarci mai al peccato, ma lottare sempre desiderando di vincerlo, chiedendo anzi alla misericordia divina di vincerlo.

Il secondo spunto è quello della benevolenza. Siamo chiamati a un atteggiamento benevolo verso chiunque. Trovo anch’io molto facile evidenziare i difetti degli altri, scaricare su loro la colpa di quello che non funziona, ignorare o addirittura escludere chi non mi va, anche se non ci sono motivi sufficienti. E invece devo saper dare a ciascuno le possibilità di crescere, riconoscendo e valorizzando le capacità di ciascuno. Se per carattere o esperienza siamo portati a sospettare di ogni persona, dobbiamo sbloccare la nostra benevolenza e stimolarci a un dialogo rispettoso, capace di andare al cuore, per cogliere in ciascuno le possibilità dell’amore. Ogni persona, soprattutto se diversa da noi o da come noi la vorremmo, ci permette di arrivare ad altri più lontani, a sempre più persone, perché il Vangelo arrivi a tutti, anche a coloro che non noi potremo mai accostare.

L’ultimo spunto è quello della gioia. Ci sono sicuramente tempi e situazioni dolorosi, dove è doveroso condividere il pianto. In tanti momenti è opportuno però anche saper condividere la gioia, quella che nasce dal Vangelo, da un annuncio di salvezza che pervade la nostra vita. Io vorrei esprimere qui la mia gioia di essere tra voi, a Pero e Cerchiate, la gioia di poter condividere con voi il Vangelo. La esprimo pur vivendo spesso momenti di affanno che mi impediscono di stare in mezzo a voi, nell’ascolto e nella condivisione di momenti semplici. Sono contento di essere tra voi, pur nella consapevolezza di quanto fatica faccio ancora a conoscervi e riconoscervi. La gioia nasce soprattutto dalla consapevolezza che il Signore non si accontenta di ricucire su di noi toppe, ma saprà rivestirci con un abito nuovo, ci trasformerà ridandoci quella dignità che nasce dal suo amore.

Nell’Assemblea al termine di questa festa – alla quale vi invito con insistenza – riprenderemo i cinque punti programmatici che scaturiscono dalla visita Pastorale feriale (dialogo con tutti, famiglia, migranti, “noi” ed educazione). Ci vorremo chiedere che cosa fare e con quali atteggiamenti personali o di comunità affrontare queste sfide che la vita e il mondo ci presentano. Sarà attraverso questi sentieri che potremo insieme provare ricucire Pero. Ritengo che gli spunti di questa sera possano essere un buon avvio per la nostra vita di credenti e di Chiesa.

don Maurizio

 

Omelia del 9 settembre 2016