IL NOSTRO CAMMINO D’AVVENTO

IL NOSTRO CAMMINO D’AVVENTO

Testi per la meditazione personale
e per la preparazione
al sacramento della Riconciliazione

Qui riportiamo i testi che ci hanno accompagnato nella domeniche dell’Avvento 2016 e che ci invitano a scoprire la gioia di Gesù, per poterlo scegliere nella nostra vita.
Sono testi offerti alla lettura e meditazione personale.
Mancano solo le letture bibliche proposte dalla liturgia di ciascuna domenica do Avvento . ne sono riportate solo le citazioni con un versetto sintetico per ogni lettura.
Le domande vogliono aiutare a un esame di coscienza in vista della celebrazione del Sacramento della Riconciliazione.

 

Possiamo scegliere indifferentemente  uno o l’altro dei sei capitoli, che corrispondono alle sei domeniche di Avvento.

  1. Dal pianto alla gioia
  2. Una gioia da condividere
  3. Un progetto di gioia
  4. Una gioia da manifestare
  5. Educhiamoci alla gioia
  6. La gioia è Gesù!

 

  1. Dal pianto alla gioia

…i cieli si dissolveranno come fumo,
la terra si logorerà come un vestito
e i suoi abitanti moriranno come larve.
(Is 51,6b).

LETTURA   Isaia 51, 4-8
                     I cieli si dissolveranno, ma la mia salvezza durerà per sempre.

EPISTOLA  2Tessalonicesi 2, 1-14
                     Prima dovrà essere rivelato il figlio della perdizione, che il Signore Gesù distruggerà col soffio della sua bocca.

VANGELO  Matteo 24, 1-31
                     Vedranno il Figlio dell’uomo venire sopra le nubi del cielo.

 

Meditazione

In questo Avvento ci viene proposta la gioia. Noi la accogliamo, non senza dubbi e incertezze.

Con gioia intendiamo quella percezione interiore di qualcosa di bello che verrà, che sarà possibile, che realizzerà o che potrebbe realizzarsi. La gioia è un anticipo di una felicità che potrà farsi presente e crescere.

È diversa dalla contentezza o dal piacere che sono più esteriori e legati a qualcosa che c’è già, che si è realizzato, ma è anche ormai terminato. Di piaceri il nostro mondo ne offre tanti, spesso sono divertimenti, cioè diversivi per evadere e dimenticare le fatiche, le sofferenze e le brutture della vita.

La gioia è invece qualcosa di più difficile, perché vuole raggiungere il nostro cuore, la nostra vita più interiore e segnare ogni altra esperienza.

Se, come abbiamo detto, il mondo oggi offre tanti piaceri e divertimenti, non offre molte possibilità di gioia. Ma oggi, qui, ci viene proposta proprio la gioia. Tocca a noi riconoscerla, scoprirla e viverla.

In realtà, guardandoci intorno, ma anche ascoltando le sensazioni che rimbalzano tra noi e in noi, non sembra che sia possibile trovare gioia.

Anche la Parola di Dio oggi rimanda a situazioni di pianto, di dolore, di sgomento, di paura, pur in un contesto di fiducia dove, come vedremo, sarà possibile far emergere una gioia.

C’è un’espressione nel pagina del profeta Isaia che mi sembra possa essere usata per descrivere anche i nostri giorni.

Isaia – o meglio un profeta che a lui si ispira alla fine dell’esilio Babilonese – dice che:

“I cieli si dissolveranno come fumo”.  È un’immagine che mi fa pensare al dissolversi di sogni e progetti, quando ormai non abbiamo più neppure la forza di lottare, perché mancano prospettive e qualunque proposta, appare inconsistente.

 “La terra si logorerà come un vestito”. altra immagine che mi rimanda alla situazione di scontentezza che spesso ci prende, quando tutto appare inadeguato, e di tutto ci lamentiamo, e restiamo attaccati a false sicurezza di qualcosa che forse andava bene una volta, ma adesso è come un vestito vecchio e pieno di strappi.

 “Gli uomini moriranno come larve”.  nel riferimento alle larve, esseri senza prospettive, senza qualità, vedo un rimando a tutte quelle persone le cui potenzialità restano nascoste. vi riconosco tanti uomini e donne che muoiono senza neppure un perché, senza essere riusciti a trovare un senso o un valore alla loro vita.

I tempi che stiamo vivendo, tempi di cambiamento e di profonda difficoltà, sono tempi di paura, tempi in cui siamo tentatati di fuggire, alla ricerca di una sicurezza, che non sappiamo neppure dove trovare.

Come passare da questa situazione di pianto e desolazione alla gioia?

Sia Paolo che Gesù, all’inizio della pagina evangelica proposta, ci richiamano a stare attenti per non farci ingannare con proposte fallaci o illusorie.

La gioia vera è anzitutto un annuncio, che assume quindi la forma di una promessa. Non certo un annuncio fatto di vuote parole, ma fondato sulla realtà di Gesù, che ha attraversato la croce. Nel brano del profeta Isaia c’è la promessa della “legge” uscirà da Dio stesso, forse più che di “legge” potremo parlare di “rivelazione”: Dio si farà conoscere e la sua presenza ci permetterà di affrontare ogni prova.

La gioia vera passa attraverso la condivisione di tante situazioni di dolore, sofferenza e pianto, le attraversa facendo emergere la forza dell’amore che ci chiede e permette di stare accanto a chi soffre. Noi non saremo preservati da tutti i pericoli e le minacce che l’umanità intera si trova ad affrontare, ma possiamo diventare una presenza capace di dare speranza e, con la speranza, la gioia.

Sarà compito di questo cammino d’Avvento scoprire sempre più profondamente la gioia.

 

PER UN ESAME DI COSCIENZA

Di fronte alle paure di questo mondo

  1. Quali sofferenze vivo nella mie vita?
    Quali incontro intorno a me?
  2. A quali sono rimasto indifferente?
    Da quali sono fuggito
  3. Che cosa potrei fare per alleviare maggiormente la sofferenza di chi mi sta intorno?
    Quale speranza di gioia posso portare?

 

Vieni tra noi, Signore,
portaci la gioia
che sgorga dalla fede
in te che ci salvi.

Vieni
in questo mondo senza cielo,
perché ogni umana speranza
si dissolve come fumo
e ogni promessa diventa un’illusione.
Dona la gioia di ripartire,
di poter guardare ancora in alto,
verso quei cieli dai quali verrai,
come salvatore.

Vieni su questa terra logorata,
rinchiusa nei propri ragionamenti,
segnata da malumori e lamentele,
come un abito ormai stracciato.
Dona la gioia di riscoprire
che questa terra è ancora
il luogo in cui tu vuoi
costruire il tuo Regno d’amore.

Vieni in mezzo a noi,
uomini e donne schiacciati dal dolore,
destinati a morire, come larve,
senza neppure sapere
perché viviamo e perché moriamo.
Dona la gioia di chi si accorge,
che basta un po’ d’amore,
per dare valore ad ogni esistenza,
ad ogni briciola di questa umanità.

Vieni tra noi, salvatore Gesù.
Donaci la tua gioia!

 

 

  1. Una gioia da condividere

Deponi, o Gerusalemme, la veste del lutto e dell’afflizione,
rivèstiti dello splendore della gloria
che ti viene da Dio per sempre.
Avvolgiti nel manto della giustizia di Dio,
metti sul tuo capo il diadema di gloria dell’Eterno,
perché Dio mostrerà il tuo splendore
a ogni creatura sotto il cielo.
(Bar 5,1-3)

LETTURA   Baruc 4, 36 – 5, 9
                     Sorgi, Gerusalemme, vedi i tuoi figli riuniti da Occidente a Oriente 

EPISTOLA  Romani 15, 1-13
                     Cristo si è fatto servitore dei circoncisi
per compiere le promesse dei padri;
le nazioni pagane invece glorificano Dio per la sua misericordia.

VANGELO  Luca 3, 1-18
                     Ogni uomo vedrà la salvezza di Dio.

 

Meditazione

Una gioia per convertirci.

Più che un invito alla gioia, con cui vogliamo caratterizzare questo Avvento, il Vangelo contiene un invito alla conversione. La forza con cui il Battista stimola i suoi contemporanei tocca anche noi. Più che annunci di gioia le sue sono minacce, e se lui battezza con acqua (che non fa danni) il Cristo battezzerà con fuoco: e allora saranno guai.

La forza con cui il Battista parla fa capire l’importanza e l’urgenza di convertirci: dobbiamo praticare la giustizia, dobbiamo condividere ciò abbiamo, dobbiamo essere attenti ai deboli… Certo dobbiamo cambiare! Quante volte ce lo siamo detti. Ma siamo ancora qui, n ella stessa situazione: la conversione è un richiamo costante nella nostra vita.

Ciò che però il Battista forse non si aspettava è che il Cristo non compirà nessuna distruzione dei malvagi, non punirà, ma metterà invece in atto la misericordia di Dio. Offrirà un perdono ancora più radicale.

Solo a questo punto, solo dopo aver sperimentato l’amore di Dio e la sua misericordia, potremo convertirci, ma prima – prima di convertirci – la gioia deve aver preso il posto della paura e delle minacce.

Una gioia da scoprire.

Raccogliamo anzitutto nella pagine del profeta Baruc un invito alla gioia e a manifestarla. È lo stesso invito che ci viene rivolto in questo Avvento.

Lui vede la misericordia e la giustizia divine che si rivelano nella ritorno del popolo di Israele dall’Esilio.

Anche noi possiamo riconoscere la misericordia di Dio all’opera:

– Nell’anno giubilare (cioè nell’anno di gioia!) che si è ormai concluso …ma la gioia può e deve continuare, così come la misericordia deve crescere ancora tra noi!

– Nelle infinite, anche se piccole, esperienze di amore, di premura di attenzione e condivisione ancora diffuse tra noi.

– Nelle possibilità che si aprono continuamente per iniziare qualcosa di nuovo e tentare sempre nuove strade nell’affrontare i tanti problemi che la vita e il mondo ci presentano.

– Nelle opere di misericordia che possiamo e dobbiamo continuare a praticare, perché ormai la misericordia, che è lo stile di vita di Gesù deve diventare anche il nostro stile di vita!

Una gioia da condividere.

Anche Paolo, al termine della sua lettera ai Romani, ci stimola a praticare la misericordia, facendoci carico dei più deboli… ci dice chiaramente di avere “gli stessi sentimenti di Cristo” che altro non sono se non sentimenti di misericordia.

Ma la gioia a cui ci invita è una gioia da condividere.

Paolo riconosce una gioia per tutti, non solo per gli Ebrei (i “circoncisi” al cui servizio si è posto Cristo), ma per tutti i popoli.

Dunque la gioia è da condividere. In altre parole: non dobbiamo né possiamo essere felici da soli.

Se abbiamo scoperto di essere oggetto dell’attenzione dell’amore di Dio, non possiamo tenerlo per noi, dobbiamo comunicarlo, dobbiamo fare festa.

È così che la gioia cresce.

Non si tratta solo di far festa, ma prima e più profondamente di raccontarci la bellezza di essere amati.

 

PER UN ESAME DI COSCIENZA

La gioia che viene da Dio mi chiede alcuni passi.

  1. C’è mai stata una conversione a Dio nella mia vita?
    Quale passo verso il Signore ho fatto in questo Avvento?
  2. Riconosco la misericordia di Dio in torno a me?
    Riesco a gioirne?
  3. Con chi posso condividere maggiormente la mia gioia di credere?
    A chi il Signore mi manda il Signore?

 

Noi vorremmo rivestirci della tua gloria,
avvolgerci con il manto della tua giustizia
contemplare il tuo splendore,
ma…

Come scopriremo, Signore,
le tue meraviglie?
Come riconoscere la tua misericordia
ancora presente e operante tra noi?
Come vedere i prodigi d’amore
che ancora compi in noi e tra noi?

La tua presenza si confonde su questa terra
e spesso noi ci lasciamo distrarre
dalle urla di tanti, dalle promesse insinuate,
dalle seduzioni di una vita lontana da te
o da chi vuole salvare il mondo senza di te.

Insegnaci a scoprire
la gioia che tu deponi
nel cuore di chi ti ama,
ti desidera, ti cerca.

Insegnaci a raccontare
anche i più piccoli cenni
della tua presenza in noi

Rivestici con la tua misericordia
così che potremo dire a tutti
come tu ci ami

E mentre lo diciamo
potremo anche noi
vivere opere di misericordia.

E allora, solo allora,
inizieremo davvero
il nostro cammino di conversione.

 

 

  1. Un progetto di gioia

“Ci sarà un sentiero e una strada e la chiameranno via santa. Su di essa ritorneranno i riscattati dal Signore e verranno in Sion con giubilo; felicità perenne splenderà sul loro capo; gioia e felicità li seguiranno e fuggiranno tristezza e pianto”. (Is 35, 8a.10)

LETTURA   Isaia 35, 1-10
                     Ecco, il vostro Dio viene a salvarvi.

EPISTOLA  Romani 11, 25-36
                     I doni e la chiamata di Dio sono irrevocabili.

VANGELO  Matteo 11, 2-15
                     Andate e riferite a Giovanni ciò che voi udite e vedete.

 

Meditazione

A volte viene la sensazione di essere manipolati da poter occulti, che hanno le loro trame e governano il mondo. Muovono pedine – per esempio – perché ci siano sempre nuove guerre così da vendere armi, o frenano ricerche di nuove energie per continuare a mantenere alto il prezzo del petrolio, o manipolano la gente così che svendano il loro potere democratico in mano di pochi… Ci sono progetti calcoli nascosti che guidano il nostro mondo. Non è importante qui dire se sia vero o se sono solo sensazioni, né verificare quanto queste trame riescano davvero a condizionare la storia. Certo non è piacevole vivere con questa sensazione, sentirci manipo-lati. Del resto un po’ tutti vorremmo condizionare la realtà a nostra vantaggio.

Ma oggi ci viene detto che anche Dio ha un suo progetto, ma è un progetto che si propone in modo diverso dalle trame umane. Possiamo ben dire che sia un progetto di gioia.

Giovanni Battista – davvero un grande, dice Gesù di lui! – non riesce a capire. Si aspettava un Dio giudice, che avrebbe punito i malvagi, messo a posto le cose (magari lo avrebbe anche liberato dalla prigione in cui lo aveva messo Erode) e invece tutto questo non avviene. Ai suoi discepoli Gesù fa notare invece che è venuto per operare misericordia, per guarire, dare vita, far sentire, vedere, agire, annunciare il vangelo ai poveri, …capire.

Eppure già il profeta Isaia aveva intuito che  il Signore aveva proposte di riscatto per il suo popolo, dove anche la natura potrà sprigionare i suoi benefici e ogni povertà e malattia saranno superate e gli uomini saranno riscattati (=salvati).

Ma questo disegno di Dio non è così facile da comprendere probabilmente  perché gli sovrapponiamo i nostri calcoli e le nostre visioni meschine.

Paolo parla di “mistero”, che però, se contempliamo Gesù, se lo seguiamo si svela nella sua verità più profonda. Così può capire come mai il popolo di Israele sembra si sia escluso dalla salvezza.

Credo di poter precisare alcune caratteristiche di questo progetto di Dio.

È un progetto buono, fatto con amore e per amore, fatto per il bene dell’uomo e di ogni uomo. Lo valorizza, fa crescere le sue potenzialità. Insomma, come abbiamo già detto è un progetto di gioia. Il vangelo non è mai contro l’umanità, non è mai retrogrado. Casomai è il nostro peccato a far del male, è il peccato anche di noi credenti che distorce il disegno di Dio.

È un progetto libero. Non si impone, non schiaccia nessuno, non costringe nessuno ad accettarlo, non trama alle spalle di nessuno, non vuole imbrogliarci. Al contrario chiede la nostra adesione e partecipazione. Dio rispetta sempre la nostra libertà, non si stanca di proporci il suo amore, ma non ci slava contro la nostra volontà.

È un progetto efficace. Stranamente nonostante rispetti la nostra libertà, accetti anche il nostro rifiuto, anzi si trovi anche bloccato dal nostro peccato, nonostante questo, il progetto di Dio si realizza sicuramente. Persino il peccato di chi rifiuta di seguire la proposta di Dio, può diventare occasione per manifestare ancora di più la sua misericordia.

Per tutto questo il Signore ci chiama a condividere un disegno di gioia. Scegliere bene significa sempre di più scegliere il bene, scegliere Gesù scegliere la gioia, una gioia che ci coinvolge e rende partecipi.

 

PER UN ESAME DI COSCIENZA

Anche Dio ha un progetto per me, un progetto di gioia,
un progetto buono, libero ed efficace.

  1. Quali sono le mie capacità e le mie potenzialità?
    le riconosco come doni di Dio?
  2. Accetto sempre le proposte che vengono di Dio per la mia vita?
    Ho agito contro il suo volere, di testa mia, senza confrontarmi con Lui?
  3. Mi fido di Dio?
    Che cosa mi chiede e mi propone per la mia vita?

 

Tu ci indichi una strada, Signore,
la tua strada da percorrere con te,
e con tutti i nostri fratelli.
Tu ci proponi una vita, Signore,
la tua vita da vivere con te
e con tutti coloro che ci poni accanto.
Tu hai un progetto per noi,
il tuo progetto da realizzare con te,
e con tutti i redenti dal tuo amore.

La tua strada, la tua vita,
il tuo progetto,
sono misteriosi, immensi
per essere compresi,
non sappiano
che cosa comportino
né vediamo dove ci condurranno.

Ci chiedono di fidarci di te,
di seguirti
e affrontare con te ogni situazione.

La tua strada, Signore,
è misteriosa,
ma sappiamo che è sempre
una strada di bontà:
è un bene per tutta l’umanità.

La tua vita, Signore, è misteriosa,
ma sappiamo
che è una vita di libertà:
è una scelta di responsabilità.

Il tuo progetto
è un progetto misterioso,
ma sappiamo che si realizzerà:
la tua salvezza che di certo verrà!

Le tue proposte
risvegliano nel nostro cuore,
la gioia più vera e profonda:
potremo accoglierle
e viverle con te.

 

 

  1. Una gioia da manifestare

Sali su un alto monte,
tu che annunci liete notizie a Sion!
Alza la tua voce con forza,
tu che annunci liete notizie a Gerusalemme.
Alza la voce, non temere;
annuncia alle città di Giuda: «Ecco il vostro Dio!
(Is 40,9)

 

LETTURA   Isaia 40, 1-11
                     Ecco il vostro Dio! Ecco, il Signore Dio viene.

EPISTOLA  Ebrei 10, 5-9a
                     Ecco, io vengo a fare la tua volontà.

VANGELO  Matteo 21, 1-9
                     Ecco, il tuo re viene a te.

 

Meditazione

L’invito che raccogliamo dalla Parola di Dio di oggi è almeno un po’ strano. Siamo invitati a gridare, “urlare”.

Come la folla che precedeva e seguiva Gesù mentre entrava in Gerusalemme e gridava “Osanna al figlio di Davide!”

Anche nella pagina di Isaia ritorna più volte una voce che grida e invita ad alzare la nostra voce.

Notiamo che sono tutte grida di gioia.

C’è infatti modo e modo di gridare. Ci sono anche grida da cui dobbiamo stare ben attenti.

Credo sia importante capire a che cosa ci invita l’invito a gridare.

Intanto il grido a cui siamo invitati non è certo il grido di confusione. Certo ogni grido porta sempre in sé qualcosa di confuso, un grido è un uscita senza ordine di qualcosa che abbiamo dentro, è una specie di scoppio e perciò comporta sempre un certo disordine, ma il nostro grido non è fatto per creare disordine, per confondere, per frastornare. Il nostro mondo è pieno di grida così: dalle grida dei bambini poco educati, che hanno già da piccoli imparato che basta gridare e fingere di piangere per ottenere ciò che piace, fino alle grida di tanti che urlano per ottenere qualche voto in più. Ma possiamo pensare anche a campagne pubblicitarie basate su messaggi gridati, che non vogliono far pensare, ma solo convincere e dove, perciò, meno si pensa e si riflette meglio è. Oppure possiamo pensare a quelle forme di pseudo-relax a base di musica da altro volume, che coinvolgono emozioni, ma non toccano la ragionevolezza. Queste grida sono contagiose, trascinano e perciò sono anche pericolose. Non è detto che non ci sia stato questo pericolo nella folla che acclamava a Gesù che entrava in Gerusalemme, non ha caso quella folla avrebbe alcuni giorni dopo gridato di crocifiggerlo…

Il grido a cui noi siamo invitati non è neppure il grido di violenza. Certo ogni grido è sempre una manifestazione in qualche modo violenta, ha una sua forza che proprio perché incontrollata, può travolgere e schiacciare, ma il nostro grido non vuole affatto schiacciare nessuno. In particolare Gesù entra in Gerusalemme come un re mite, un principe di pace. Invece tante volte le grida incitano alla violenza, spingono ad attaccare, a schiacciare chi non la pensa come noi. Fanno tacere chi invece vuole sussurrare qualcosa di diverso, impedisce un confronto, non lasciano spazio ai sentimenti più delicati, coprono tutto e annullano le differenze.

Potrebbe essere un grido di protesta o di rabbia. In alcuni casi potrebbero andar bene, ma di solito sono lasciati soli e quindi risultano inutili.

Potrebbe invece starci, ma non è qui il caso, un grido di dolore, come quello che Gesù ha lanciato dalla croce prima di morire. Un grido che raccoglie le tante grida di dolore di tanti uomini e donne, da tante parti del mondo, urla che spesso non vengono neppure ascoltate, coperte dalle grida di violenze.

Ma il grido a cui siamo invitati è – dicevamo – un grido di gioia. Forse più che un grido potrebbe essere meglio definito come un canto, che nasce dalla consapevolezza che il Signore, viene e ci salva. Il Signore viene in mezzo a noi costruisce subito rapporti nuovi, stili nuovi di pensare, di agire di trattare ogni altro uomo o donna come fratello o sorella. Perché questa salvezza tocca davvero la nostra vita in tutte le sue dimensioni, tocca anche il nostro cuore e il nostro intimo, ma subito vuole manifestarsi, vuole proporsi, vuole coinvolgere altri. E lo fa con passione, con partecipazione piena. Per questo grida, anzi, canta!

Isaia fa notare che parte da una voce, una voce sussurrata che tocca i sentimenti, entra nell’animo e lo riscalda; ma anche una voce che invita a pensare a riflettere, a considerare bene che cosa il Signore ci porta con la sua venuta. Nasce così la gioia nel profondo e questa gioia diventa incontenibile, e perciò si manifesta, anche in mezzo a tanta sofferenza, anche convivendo tanto dolore, ma sempre trasmettendo quella fiducia nel Dio che salva.

Questa è la gioia del cristiano, la gioia di credere!

 

PER UN ESAME DI COSCIENZA

  1. Quali voci e quali grida arrivano nella mia vita?
    riesco ad ascoltarle e a riconoscerle?
  2. C’è confusione nella mia vita?
    ho fatto violenza a qualcuno (non solo fisica)?
    Ho manifestato rabbia?
  3. Come posso “cantare” (con la vita più che con la voce) per manifestare l’amore di Dio?
    A chi posso sussurrare sentimenti che possano trasmettere calore e fiducia?

 

Vorrei gridare a tutti che tu vieni, Signore.
Vorrei dire a tutti che solo tu ci salvi.
Vorrei cantare ai quattro venti,
per esprimere la gioia e la pienezza
che solo tu sai dare.

Tra tante grida
che si levano oggi in questo mondo,
tra tanto frastuono che crea disordine,
tra tante urla che stimolano alla violenza,
io offro la mia voce, Signore,
una voce che sfida il mondo
e propone la tua gioia.

Io innalzo una voce
che nasce dal profondo,
dove tu mi raggiungi,
dove tu mi converti,
dove tu mi ami.

Io innalzo una voce
che ora vuole raggiungere tutti,
abbracciare le grida di sofferenza,
avvolgere i pianti di chi soffre,
chiamare tutti in comunione,
per condividere il tuo amore,
per sostenere chi non ce la fa,
per risvegliare la fede in te.

Vieni, Signore,
vieni in mezzo a noi,
vieni nella nostra vita
perché esploda la nostra gioia!

 

 

  1. Educhiamoci alla gioia

Tutti voi siete figli di Dio mediante la fede in Cristo Gesù, poiché quanti siete stati battezzati in Cristo vi siete rivestiti di Cristo. (Gal 3, 26-27)

LETTURA   Michea 5, 1; Malachia 3, 1-5a. 6-7b
                     E tu Betlemme di Efrata!
Manderò il mio messaggero a preparare la via.

EPISTOLA  Galati 3, 23-28
                     La Legge è un pedagogo che ci ha condotti a Cristo.  

VANGELO  Giovanni 1, 6-8. 15-18
                     Venne un uomo mandato da Dio e il suo nome era Giovanni.

 

Meditazione

Stiamo riscoprendo la gioia in questo Avvento, la gioia di Gesù. Vogliamo che tale gioia segni maggiormente la nostra vita di credenti, chiamati a scegliere bene, a sceglie Gesù, il vero bene.

Quest’oggi, dalla Parola di Dio ascoltata, riprende la figura di Giovanni Battista, il precursore. Da lui raccogliamo un insegnamento prezioso: dobbiamo educarci alla gioia. Riconoscere Gesù, così da poterlo scegliere e scegliere con gioia, non è qualcosa che possiamo improvvisare. È il frutto di un cammino, quotidiano e anche faticoso: richiede un’educazione.

Dalla Parola di Dio ricaviamo alcune indicazioni su come educare e lasciarci educare alla gioia di Gesù.

Il Vangelo parla del Battista come colui che insegna a riconoscere la luce che Gesù porta, la luce che è Gesù, la luce che permette di capire chi è davvero Dio, e che solo in Gesù possiamo giungere alla pienezza della felicità.

Il Battista ci fa capire che non potremo mai educare e lasciarci educare senza passare attraverso la testimonianza della nostra vita. Abbiamo bisogno di testimoni, di persone che mostrino con la loro vita che scegliere Gesù porta davvero gioia. Finché la nostra comunità sarà litigiosa, arrabbiata triste, non potremo mia far capire che è bello credere in Gesù e vivere con Lui. Finché non ci lasciamo trasformare anche nei momenti più personali e profondi dalla Parola di Gesù non potremo mai capire e far capire quale immensa gioia nasce dall’ascolto con Gesù!

Anche la lettura profetica ci parla di preparazione. Soprattutto i versetti del profeta Malachia (le prime righe sono invece di Michea) parlano di un “messaggero/angelo” e di un “angelo dell’angelo dell’Alleanza” che precederà il ritorno del Signore nel suo tempio a Gerusalemme. Ci fa capire che ogni educazione, anche l’educazione alla gioia passa attraverso una certa durezza. La gioia di Gesù non è infatti estraneità agli impegni, alla fatica, al dolore e alla sofferenza. A tutto questo ci dobbiamo educare. Non possiamo improvvisare la gioia di Gesù. Occorre tempo per imparare che cosa significa far fatica, soffrire, accostare chi soffre, provarci di cose piacevoli, ma non certo utili per amare. Del resto anche Paolo scrivendo ai Galati ci ricorda l’importanza delle legge, cioè dell’importanza di restare fedeli non solo alla rivelazione di Dio, ma anche a tutti i comandamenti e i precetti, in vista dell’incontro nella fede con Gesù.

Ma proprio le parole di Paolo, nell’Epistola, infondono gioia, quando ci dicono che con il Battesimo ci siamo “rivestiti di Cristo”.

Già il profeta Baruc invitava a rivestirci della dello splendore della gloria di Dio (Bar 5,1). Insomma dobbiamo imparare a “vestirci di gioia”.

Questo non significa certo che dobbiamo mostrare gioia anche quando siamo tristi nel cuore o arrabbiati. Intenderei piuttosto il vestito come l’ “habitus” latino. In latino “habitus” è la virtù, cioè la capacità di tradurre in scelte quotidiane e in atteggiamenti costanti i valori più alti della vita. Anche la fede deve diventare virtù, deve esprimersi in scelte “abitudinarie”, cioè diventate consuete nella nostra vita. Ebbene educarci alla gioia significa imparare a vivere nella quotidianità.

Eventi eccezionali possono aiutarci a farci capire il senso che altrimenti rischia di perdersi nell’abitudinarietà. Ma sarà solo la fatica quotidiana, lo studio o il lavoro di ogni giorno, la fedeltà alla Messa domenicale, la preghiera di ogni sera che ci educheranno alla gioia.

Mentre lavoriamo, giochiamo, mangiamo, incontriamo, fatichiamo, soffriamo, ci riposiamo… ogni istante della nostra vita è segnato dalla quella gioia che nasce dal sapere che il Signore viene.

È forse per questo che Michea consola il piccolo villaggio di Betlemme (dove è nato il re Davide e dove nascerà Gesù), perché lì, nel quotidiano, si può imparare davvero a vivere fedeli al Signore.

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PER UN ESAME DI COSCIENZA

  1. Quali persone mi sono state testimoni nella fede?
    chi mi ha educato più profondamente?
  2. Quali comandamenti ho violato?
    Ho mancato nella perseveranza di chi porta vanti giorno per giorni i suoi impegni d’amore?
  3. Quali impegno posso prendermi per vivere ogni giorno secondo lo stile di Gesù?
    Provo una gioia quotidiana per la mia fede?

 

Rivestici, Signore Gesù, con la tua gioia,
copri con il tuo amore, il nostro peccato,
riscaldaci con la tua benevolenza.

Poiché la tua presenza avvolge tutta la terra
e la tua grazia è ormai una possibilità di vita,
a tutti proposta, per tutti donata.

I tuoi pensieri siano i nostri pensieri,
le tue scelte siano le nostre scelte,
le tue azioni siano anche le nostre azioni.

Insegnaci a vivere come te,
donaci di vivere di te.

Educaci, Signore, alla gioia che viene da te:
una gioia che ci rende testimoni per i fratelli,
una gioia che cresce anche
tra le fatiche e le asprezze della vita,
una gioia che si sprigiona
nelle piccole e costanti scelte quotidiane

Sii tu, Signore, il nostro maestro.
Insegnaci a scegliere sempre il bene.

 

  1. La gioia è Gesù!

Siate sempre lieti nel Signore, ve lo ripeto: siate lieti. La vostra amabilità sia nota a tutti. Il Signore è vicino! (Fil 4,4-5)

 

LETTURA   Isaia 62, 10-63, 3b
                     Dite alla figlia di Sion: ecco, arriva il tuo Salvatore.

EPISTOLA  Filippesi 4, 4-9
                     Rallegratevi, il Signore è vicino.

VANGELO  Luca 1, 26-38a
                     Ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù.

Meditazione

La prima parola che l’angelo dice a Maria è “rallegrati. Potrebbe essere un generico saluto (”Ave”), oppure un comando: “Devi gioire!”. È una parola che è già risuonata più volte nei profeti, loro invitavano a gioire la città di Gerusalemme, il popolo di Dio. Ma qui viene rivolto a una precisa persona. Non credo si tratti di un comando: come si fa a imporre la gioia?

Anche Paolo, nell’Epistola ascoltata, sembra comandare la gioia: “Siate sempre lieti!”. Facile dirlo, ma tante volte io non me la sento di essere lieto. Troppe preoccupazioni mi affannano, troppe paure mi minacciano, troppe sofferenze mi tormentano: come posso metterle tra parentesi?

La pagina del profeta Isaia non dice esplicitamente di gioire, ma c’è quel “Arriva il tuo salvatore” che vuole spingere a una gioia grande, un salvatore – sembra dire poco dopo il profeta – che ha lottato e pagato con il sangue, cioè con la vita, la nostra salvezza! Questa parola dovrebbe farci gioire … ma mi sembra ancora poco.

Credo che per provare una vera gioia, perché la gioia sia davvero una mia gioia, capace di prendermi,  occorre anche altro, occorra qualcosa di più, occorra qualcosa che certo è presente in queste letture e che vorrei mettere maggiormente in evidenza.

1. Perché ci sia gioia occorre anzitutto una rivelazione, anzi un annuncio. Occorre cioè che mi venga detto qualcosa di veramente bello, qualcosa che si realizza o che si è già realizzato per me, qualcosa che trasforma o può cambiare radicalmente la mia vita e può cambiarla in meglio. In altre parole occorre un vero “vangelo”, cioè, una “buona notizia”, ma buona per me, perché tocca proprio la mia situazione. Fondamentalmente questa rivelazione mi deve far capire che c’è un’attenzione, un amore, una predilezione per me. C’è un’attenzione da parte di Dio proprio per me, un amore che mi precede, che è all’origine della mia vita, che mi chiama, mi salva, mi ridà sempre nuove possibilità di vita.

Nel Vangelo l’angelo dice a Maria “Sei piena di grazia. Il Signore è con te”. In queste parole c’è la rivelazione dell’amore di Dio per Maria.

Paolo dice ai Filippesi – proprio al termine del brano ascoltato – “Il Dio della pace sarà con voi!” il Dio della pace non è solo il Dio che non vuole le guerre, ma è il Dio che costruisce pienezza di vita, una vita ricca e gioiosa sotto tutti i punti di vista. Anche questa è una rivelazione, che, se ben colta, inizia a creare gioia.

E a me che cosa viene detto? Quale rivelazione mi dà gioia? Da dove  mi arriva l’annuncio di un Dio che mi ama  da sempre e per sempre e che mi offre una pienezza di vita?

Se vogliamo vivere davvero il Vangelo e viverlo con gioia dobbiamo rispondere a queste domande.

Ma non basta. Perché ci sia gioia occorre altro.

2. Perché ci sia gioia occorre anche una proposta, una chiamata. Occorre cioè che la rivelazione di un Dio che ama proprio me, divenga anche una proposta di vita. Occorre che questo amore di Dio mi dica anche: “Ci stai? Ci stai a corrispondere al mio amore per te? Ci stai farlo conoscere e condividere ad altri? Ci stai?

E occorre che questa proposta sia anche molto concreta e precisa, che diventi un progetto che si precisa bene qui, ora per me, qualcosa che è possibile fare, magari chiedendomi lo sforzo di vincere le mie pigrizie, le mie debolezze e le mi paure, magari forzando le mie capacità e potenzialità, ma comunque che diventi una scelta possibile, rispondendo concretamente alla domanda:  “Ma io che cosa posso fare oggi per corrispondere all’amore di Dio e diffonderlo?”

In fondo l’angelo ha fatto così con Maria: le ha rivolto una proposta concreta, che ha forzato le capacità di Maria, ma comunque molto concreta.

Ma anche questo non basta perché ci sia una vera gioia. È necessario, ma non basta!

3. Perché ci sia una gioia vera, perché io possa provarla davvero in me occorre una risposta. Occorre il mio sì. Occorre che io ci sta, che mi metta in gioco e mi ci metta fino in fondo, occorre che io rischi per Gesù e rischi grosso.

Come ha fatto Maria, che ha fatto Zaccheo che ha accolto Gesù in casa sua pieno di gioia (cfr Lc 19,6). Altrimenti sarà sempre triste come lo è stato quel tale ricco che ha chiesto a Gesù come fare per avere la vita eterna, ma poi non ha accolto la sua proposta ed è diventato assai triste (cfr Lc 18,23)

La gioia vera di cui abbiamo tanto parlato in questo Avvento, nasce da questi tre passaggi. Sono tre passi possibili anche per ciascuno di noi.

 

 

PER UN ESAME DI COSCIENZA

  1. Quale rivelazione mi dà gioia, piena gioia?
    Dove posso trovare una gioia vera per la mia vita?
  2. Cerco di capire che cosa il Signore mi propone
    Ho mai rifiutato le proposte del Signore?
  3. Che cosa mi chiede il Signore ancora nella mia vita?
    che cosa gli rispondo?

 

Come possiamo essere lieti, Signore?
Troppo ci rattrista, troppo ci spaventa,
troppi soffrono, si preoccupano,
troppi minacciano…

Insegnaci a gioire,
insegnaci la strada per quella felicità
che tu prometti, che solo tu sai donare,
che tu ci indichi.

Rivelaci il tuo amore, Signore,
perché senza la tua presenza,
prevale lo sconforto,
con te, solo con te, tutto prende valore.

Chiamaci con te,
per renderci parte del tuo progetto,
per costruire il tuo regno.

E noi ti diciamo il nostri “sì”,
timido e timoroso, ma fiducioso,
per essere disponibili
a fare sempre la tua volontà.