VI DOMENICA D’AVVENTO
DOMENICA DELLE DIVINA MATERNITÀ
O DELL’INCARNAZIONE DEL SIGNORE
Il testimone d’amore vibra d’amore
C’è un tono gioioso nella liturgia di oggi, un chiaro e profondo invito a rallegrarci. È il tema che vogliamo sottolineare in questa domenica dove contempliamo il testimone d’amore che vibra di gioia.
Gesù è quel testimone d’amore che vibra di gioia, cioè ci invita tutti a gioire con lui. È testimoe d’amore che vinra di gioia anche l’angelo, e Maria, lo è il profeta che si firma Isaia della prima lettura, lo è l’apostolo Paolo e lo sono tutti i credenti, anche noi siamo chiamati a testimoni d’amore e vibrare di gioia, per trasmetterla a tutti, come Gesù, Maria, Isaia e come ogni credente.Nel vangelo l’angelo entrando da Maria, la invita a gioire e vince il suo turbamento mostrando l’intervento di Dio e ottenendone disponibilità.Paolo ci esorta a essere sempre e ovunque lieti perché “il Signore è vicino!”, perciò possiamo custodire in noi atteggiamenti positivi e belli.Isaia annuncia con gioia la salvezza vicina, una liberazione che però è costata cara, come una dura battaglia che il Signore stesso ha affrontato da solo.Non vorrei, però, che questa gioia fosse fraintesa come qualcosa di facile, di frivolo… tipica di chi si diverte o è spensierato. È una gioia solida, non basata su qualcosa di passeggero. Anche se non è ancora felicità piena, è solo un anticipo.Ci domandiamo ora perché dovremmo gioire, quale motivo ci sarà mai dato per una gioia autentica.
1. Certamente la parola di Dio ci dice che dobbiamo gioire perché la salvezza arriva. Arriva cioè una liberazione da tutte le forme di oppressione che pesano sulla nostra vita e anche sulla nostra società. C’è speranza per noi e per questo mondo. Possiamo sperare in un mondo dove poter ancora fare le nostre scelte, dove poteri costruire un futuro, dove poter esprimere il meglio di noi stessi, dove poter trovare rapporti veri, incontri aperti e sinceri, dove poter superare i nostri peccati che tanto ci imbrigliano, dove poter amare…
Il fatto è che queste promesse, che certamente sono belle, hanno il sapore delle promesse vuote. Ne abbiamo sentire tante di promesse che, anche quando sono state fatte in buona fede, si sono comunque sempre rivelate inferiori alle aspettative.No, non ci bastano le promesse, per risvegliare la nostra gioia. Occorre qualcosa di più, vogliamo vedere qualcosa di più concreto per gioire veramente.
2. La disponibilità di Maria è affascinante. Vedere questa ragazza che con coraggio accetta di essere madre del Salvatore ci dà gioia. Come lei ci sono tante persone che si sono messe in gioco e che hanno rischiato e ancora rischiano per costruire qualcosa di bello e di buono anche per noi. Dobbiamo gioire perché c’è ancora chi si impegna seriamente, fa scelte forti nella vita, c’è ancora chi porta avanti ogni giorno il suo lavoro, chi pulisce o tiene in ordine, chi fa funzionare tante iniziative, chi si spende per dare un po’ di prosperità ai suoi cari, chi aiuta anche i figli di altri, chi educa con tenacia, chi fa volontariato, chi parte per aiutare anche i più lontani e chi è fedele ai suoi affetti. Se il male è tanto, non manca il bene neppure tra noi, solo che raramente fa notizia: tutto questo è motivo di gioia.
Questo bene, anche se quotidiano, non è facile, chiede impegno, dedizione, porta anche a impegni più grossi e coinvolgenti, fino a renderci capaci di dedicare tutta la nostra vita per un compito, una missione, fino a rispondere alla chiamata di Dio: è la vocazione.Tutto questo è un vero e valido motivo di gioia. Ma è come se non bastasse, abbiamo l’impressione che tanto impegno non riesca a sconfiggere il male presente nel mondo. Occorre di più.
3. La pagina proposta dal libro del profeta Isaia, nella seconda parte, da voce a una persona che “è grande nel salvare” e ha “pigiato da solo nel tino” alludendo al fatto che da solo ha sconfitto i nemici; il rosso dell’uva pigiata rimanda al sangue. Potrebbe essere certo il sangue dei nemici uccisi finalmente. Ma – se riconosciamo in questo salvatore Gesù – il sangue della croce. Ecco: noi dobbiamo gioire perché Gesù, facendosi uomo, ha potuto morire e morendo ha vinto la morte.
Non è una promessa: è una realtà, perché Gesù si è già fatto uomo fino alla morte. Non è solo un impegno nostro e di tanti altri, è l’impegno del Figlio di Dio, che ha già pagato fino alla croce la sua fedeltà e la sua obbedienza.Qui si aprono prospettive nuove, qui la speranza è ben fondata, proprio perché Gesù è morto davvero. Allora la nostra vita non si conclude più solo con quello che noi possiamo fare o vedere. La nostra vita si compie in Dio, persino oltre la nostra morte. La morte non ci blocca più. Questo è motivo di vera gioia.
Questa celebrazione allora rilanci la nostra gioia, e insieme la nostra vita, il nostro impegno, la nostra speranza e anche la nostra fede. Tutta si manifesti nella gioia, una gioia che vibra, per essere condivisa con tutti.
Vieni, Signore Gesù,
vieni, testimone d’amore.
Vieni e diffondi la tua gioia,
gioia di salvezza,
per quella salvezza che tu soli doni.
gioia per una vita piena,
per una libertà diffusa
che rende tutti capaci d’amare.
Vieni e chiama ancora a seguirti,
chiamaci e rendici disponibili
pronti a seguire solo la volontà del Padre.
chiamaci e rendici capaci di servire
di vivere ogni giorno un impegno di dedizione
per il bene di tutti.
Vieni, Signore, e donaci la tua vita,
mostra che vita vale
solo quando la doniamo fino in fondo,
Insegnaci che la felicità
passa dal dono totale di noi stessi,
e che anche la morte,
diventa un passaggio alla vita eterna.
E tu, Maria, Vergine e Madre di Dio,
vibra d’amore con noi
per la gioia di servire i fratelli.