Omelia nella messa del Te Deum
31 dicembre 2017
L’apostolo Paolo dice anche a noi di avere “gli stessi sentimenti di Cristo Gesù” (Fil 2,5). Più che sentimenti in senso stretto ci invita a custodire in noi reazioni, atteggiamenti, pensieri, ragionamenti.
Io non so se in ciascuno di voi ci sia più un senso di ringraziamento o di delusione per questo anno che termina, non so se abbiate aspettative o sfiducia per il prossimo. Al di là dei fatti, impossibili da considerare nella loro interezza e complessità, credo che ciò che prende forma nel nostro cuore dipenda da come ciascuno di noi guarda la vita e, più ancora, da quali sentimenti o pensieri coltiviamo.
Io vorrei avere “gli stessi sentimenti di Gesù” e proporveli.
Come sono questi sentimenti?
Alla luce della Parola di Dio sono sentimenti di custodia, di benedizione, da carità.
I sentimenti di custodia non sono solo quelli di Gesù, lo sono anche di Maria. Ella “custodiva tutte queste cose meditandole nel suo cuore” (Lc 2,19). Gesù deve aver imparato da lei. Penso che qui ci sia l’invito a custodire ogni esperienza, a raccogliere in noi tante lacrime, a riconoscere ogni dolore, a vedere quante attese si spezzino. Spesso ci incontriamo con situazioni negative e vorremmo metterle da parte. Invece Gesù ci invita a custodirle. Ma insieme dobbiamo anche saper valorizzare l’entusiasmo, la voglia di fare, la fiducia, i sorrisi, le speranze e tanti motivi di gioia che riempiono la vita di tante persone e che meritano di essere condivisi. Superiamo perciò invidie, nostalgie, critiche e impariamo a valorizzare anche i più piccoli semi di bene che si trovano un po’ ovunque intorno a noi.
Dobbiamo custodire il tutto e meditare, considerando ogni aspetto sotto diverse prospettive e nelle infinite risonanze che suscita. Soprattutto dobbiamo rileggere ogni cosa alla luce di Dio, della sua Parola, del suo amore.
Questo faceva Gesù nel suo cuore. Questo vorrei fare e vi invito a fare nel mio è vostro cuore.
La benedizione è quella esplicitata nella bella pagina del libro dei Numeri, uno dei principali libri del Primo Testamento. Aronne, il fratello di Mosé, dovrà benedire tutto il popolo con alcune parole, parole che evocano la luce, lo sguardo, la pace.
Anche Gesù benediceva, spesso e frequentemente, come i vangeli ci dicono. Diceva bene di ogni persona, le valorizzava, vedeva in ogni cosa o situazione una possibilità di bene e la evidenziava. Ma non era solo un bene “detto”, pronunciato, era un bene che “faceva” bene, trasmetteva speranza, voglia di amare.
Anche noi siamo benedetti, anche noi siamo raggiunti dallo sguardo di Dio che è come una luce che ci permette di vedere dove andare e, quindi, di scegliere. Siamo raggiunti dal suo sguardo che ci fa capire la sua presenza, la sua disponibilità a esserci e mantenere una relazione viva con noi. Siamo raggiunti dal suo sguardo di pace che risana ogni contrasto interiore o verso altri e ci rassicura che andrà bene e ci rende, a nostra volta, costruttori di pace.
Anche noi possiamo e dobbiamo benedire, come faceva Gesù, dobbiamo benedire chiunque, scoprire il bene che ciascuno può dare e valorizzarlo, stimolarlo.
Dobbiamo farlo come credenti, come persone guidate dal Vangelo, toccate da Gesù.
La carità che Gesù provava nel suo cuore non è semplicemente un sentimento, é anche e anzitutto una scelta, un atto di volontà, e più di tutto è un atto concreto, del Dio che si carne e storia, è una vita che si è fatta dono al Padre, dono a tutti. Paolo spiega bene che quei sentimenti hanno spinto Gesù a “svuotarsi” della sua divinità assumendo la condizione umana (cfr Fil 2,7).
La storia potrà anche andare male, i fatti negativi possono anche essere troppi e non lasciare ragionevolmente nessuna speranza, ma ciò che possiamo comunque sempre fare è amare, custodire nel nostro cuore sentimenti di carità, come ha fatto Gesù.
Io chiedo per me e per ciascuno di voi che crescano in tutti di noi sentimenti di carità vera, autentica, capace di comprometterci, di andare fino in fondo, fino anche allo svuotamento di noi stessi, se necessario, pur di trasmettere il bene più grande che il Vangelo, che è Gesù.
Questo chiedo per il nuovo anno e per sempre.