V DOMENICA DI QUARESIMA
DOMENICA DI LAZZARO
Gesù è dono di vita nuova: credi in Lui e sarai felice per sempre.
In questa pagina di Vangelo c’è una specie di pretesa nei confronti di Gesù. Soprattutto Marta e Maria sembrano pretendere che Gesù corra a salvare il loro fratello gravemente ammalato. Dapprima lo mandano a chiamare in quel paese dove si è rifugiato per sfuggire al pericolo di essere ucciso che correva in Giudea. Poi, quando arriva a Betania le due sorelle gli dicono, con tono e significato diverso, la stessa frase: “Se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto”. Anche i Giudei commentano il pianto di Gesù con una neppure troppo sottile critica: invece di piangere adesso “non poteva fare in modo che costui non morisse?”.
C’è anche in noi la pretesa che Gesù, in nome di Dio, o Dio stesso, debba essere a disposizione della nostra vita. Soprattutto se gli siamo amici, deve correre appena noi abbiamo bisogno, quando siamo nel pericolo. Perché vivere è un nostro diritto!
È vero che la vita è un bene prezioso, forse il più prezioso, ma non è un diritto. La vita è un dono. Deriva dall’essere dono il suo valore alto, che chiede a tutti noi difendere ogni vita umana.
A malincuore Gesù, si attarda prima di andare da Lazzaro, vorrebbe stargli vicino nella malattia. Ma ha un progetto del Padre: deve far capire che lui è stato mandato dal Padre, che lui è il Cristo, anzi, il Figlio di Dio. Per questo griderà la sua preghiera affinché tutti sentano bene. Quel grido gli comporterà la morte di croce e i capi decidono di farlo morire. Gesù mostra perciò che la vita ha un valore molto più alto di quanto immaginiamo tenendocela stretta per soddisfare ogni nostro desiderio. La vita è dono, acquista valore nell’essere donata, non trattenuta.
Nella lettura del Deuteronomio i bambini sono invitati a rispettare le leggi e le norme di Dio, in modo tale che nasca in loro una domanda: perché?.
È una domanda importante. Non si rispettano norme solo perché così si deve fare e basta. I bambini ebrei hanno il dovere di sapere perché quelle norme sono importanti. Intanto però imparano anche a chiedersi il perché di tutto, a non prendere nulla per scontato.
Certamente non riusciremo a trovare una risposta e un perché a ogni cosa, non per questo dobbiamo smettere di cercarlo. E di domanda in domanda anche noi, come i bambini ebrei, dobbiamo arrivare a una delle domande fondamentali: Perché vivo? È una domanda che si accosta ad altre domande eterne: Da dove arrivano le meraviglie del creato? Perché c’è il male? Come vincerlo? Che cos’è la morte e come affrontarla? Esiste Dio? Come avere una rapporto con Lui?
Le risposte a queste domande non si possono imporre e non sono mai definitive: ciascuno deve pian piano trovarle confrontando la sua esperienza con la sapienza di chi ci ha preceduto e gli sta accanto. Solo così potremo davvero arrivare a capire che la vita è un dono e ci è stata donata da Dio per essere a sua volta donata.
Ma non è sufficiente il perché della vita affinché la vita acquisti tutto il suo valore. Il confronto con Gesù ci fa capire che non basta sapere il perché della nostra vita. Rischiamo di accomodarci a una riposta teorica, che si adatta ai nostri interessi. Gesù ci chiede di più: non basta sapere perché vivere, dobbiamo anche e soprattutto capire per chi vivere! Lazzaro ha capito che la sua vita, e anche la sua malattia e la sua morte, sono per Dio! Marta avrà capito che la vita non è solo una serie di incombenze da fare con buon senso pratico, Maria avrà capito tutto il valore di un gesto di affetto, che non misura e non fa calcoli, ma esprime una dedizione piena per colui per il quale viviamo… Gesù sa di vivere per il Padre, e per amore del Padre arriverà a donare la sua vita sulla croce. Così la sua vita diventa un dono per tutti (“donò lo spirito”, dirà l’evangelista Giovanni per descrivere il momento della sua morte).
E noi? Sappiamo per chi viviamo.
L’essere qui, a vivere questa eucaristia, significa porre la nostra vita in comunione con Gesù affinché anche noi possiamo vivere per Lui, per Dio, e per i fratelli. Certo a cominciare da coloro che il Signore Dio ci ha posto accanto.