AVVIO del CAMMINO PASTORALE
OMELIA
AL SANTUARIO della MADONNA della GHIANDA
per L’AVVIO del nostro CAMMINO PASTORALE
Lettera di san Paolo apostolo ai Romani (8,3-11)
Fratelli, ciò che era impossibile alla Legge, resa impotente a causa della carne, Dio lo ha reso possibile: mandando il proprio Figlio in una carne simile a quella del peccato e a motivo del peccato, egli ha condannato il peccato nella carne, perché la giustizia della Legge fosse compiuta in noi, che camminiamo non secondo la carne ma secondo lo Spirito.
Quelli infatti che vivono secondo la carne, tendono verso ciò che è carnale; quelli invece che vivono secondo lo Spirito, tendono verso ciò che è spirituale. Ora, la carne tende alla morte, mentre lo Spirito tende alla vita e alla pace. Ciò a cui tende la carne è contrario a Dio, perché non si sottomette alla legge di Dio, e neanche lo potrebbe. Quelli che si lasciano dominare dalla carne non possono piacere a Dio.
Voi però non siete sotto il dominio della carne, ma dello Spirito, dal momento che lo Spirito di Dio abita in voi. Se qualcuno non ha lo Spirito di Cristo, non gli appartiene. Ora, se Cristo è in voi, il vostro corpo è morto per il peccato, ma lo Spirito è vita per la giustizia. E se lo Spirito di Dio, che ha risuscitato Gesù dai morti, abita in voi, colui che ha risuscitato Cristo dai morti darà la vita anche ai vostri corpi mortali per mezzo del suo Spirito che abita in voi.
Vi ringrazio di essere qui e ringrazio anche i tanti che avrebbero voluto esserci e non hanno potuto.
Ritengo particolarmente importante il cammino che oggi riprende. È una vera grazia, un dono che il Signore ci fa e di cui abbiamo estremo bisogno. Non solo noi, tutta Pero ha bisogno di questo cammino, ha bisogno di Vangelo autentico, vissuto e, quindi, annunciato.
Poniamo questo cammino sotto lo sguardo e la protezione di Maria, colei che, nella Visitazione, esce di casa e porta Gesù nel mondo. Oggi la contempliamo in questo bel santuario e con la liturgia della sua Natività.
Mi fermo soprattutto e mi lascio stimolare dall’Epistola, il brano della lettera di Paolo che è stato proclamato poco fa. Parla di “carne” e di “Spirito”. Vivere secondo la carne significa vivere secondo logiche del mondo, logiche egoistiche, chiuse, senza prospettive, che facilmente degenerano in violenza. Sono logiche che penetrano anche in noi, anche in me, sono stili di vita che si diffondono anche nei nostri cuori e nelle nostre scelte. Vivere secondo lo Spirito significa, invece, imparare ad amare come ha amato Gesù, lasciarci guidare dalla sua Parola, spingere dai suoi desideri, dal suo amore, dalla scoperta di essere amati, tentare ciò che mai oseremo fare, anche l’impossibile, pur di diffondere il Vangelo.
Ciò che mi affascina di questo brano è quando Paolo dice che Dio ha mandato suo Figlio “in una carne simile a quella del peccato e a motivo del peccato”. Vorrei provarci anch’io, vorrei che ci provassimo tutti, credo anzi che sia chiesto anche per noi accettare “una carne simile a quella del peccato”. Ma come si fa? Che cosa comporta? Quali passi ci chiede di fare?
Tento a suggerire qualche risposta.
Per assumere “una carne simile a quella del peccato” è necessario prima di tutto lasciarci impregnare di Spirito santo in questo mondo. L’immagine è quella della spugna. “Impregnati di Spirito santo” vuol dire che l’amore di Dio riempie tutta la nostra persona, anche i pori della nostra pelle e dei nostri organi più interni, anche i tessuti più nascosti del nostro pensiero, della nostra coscienza, del nostro cuore, della nostra intimità. Dobbiamo percepire l’Amore di Dio che ci pervade interamente. Solo a questa condizione possiamo andare nel mondo, entrare nelle realtà lavorative, buttarci in politica o nel sociale, incontrare persone, colleghi o vicini di casa, confrontarci con gli avversari e anche lasciarci da loro correggere. Intanto però, come una spugna bagnata, anzi “bella zuppa” di Spirito santo, lasceremo lo strascico dell’amore di Dio, diffonderemo il profumo di Cristo.
Possiamo, poi, “assumere una carne simile a quella del peccato” (ma senza, ovviamente, assumere il peccato) se impariamo a interagire con tutti, se non fuggiamo dal mondo, non ci rinchiudiamo nei nostri comodi, ma cominciamo ad ascoltare chiunque, a capire che cosa hanno dentro, che cosa vivono, soprattutto che cosa desiderano nel profondo e più ancora che cosa linfa soffrire. Se proviamo a farci accanto a loro, come compagni di viaggio, a scoprire la bellezza di tante loro imprese. “Interagire” significa anche raccontare di noi, così da far emergere quell’amore che ci invade. Dobbiamo farlo con discrezione, senza imporre nulla, ma dobbiamo interagire. Non occorre arrivare a commentare il Vangelo, né discutere di morale o di teologia, basta raccontare la bellezza di vivere nell’amore di Dio.
Possiamo infine “assumere una carne simile a quella del peccato” (come ha fatto Gesù) se proviamo a seminare il bene. Questo mondo e questa società – diciamolo francamente – non hanno molte prospettive. Gli anni che abbiamo davanti non offrono garanzie di miglioramento o di sistemazione. E questo vale a diversi livelli, dal livello economico a quello di valori. Verrebbe da dire che non c’è più niente da fare, sarebbe una specie di accanimento terapeutico. Ma non è così, perché la nostra carne, che tende al peccato, è raggiunta dallo Spirito e possiamo sempre essere dallo Spirito chiamati alla vita. Perciò noi possiamo seminare opere ispirate dallo Spirito santo, gesti magari piccoli, apparentemente insignificanti, ma belli e significativi, possiamo buttare tanti e infiniti segni di bene. Magari non verranno raccolti, magari saremo derisi, contrastati e osteggiati. Ma saranno semi depositati in questo mondo e potranno germogliare se e quando il Signore lo vorrà. Ecco perché è importante seminare il bene a piene mani.
Permettetemi un’ultima parola per ringraziare la presenza veramente bella di don Marko, don Simone e don Alessio.
Siamo privilegiati, oggi, ad avere ben quattro sacerdoti nella nostra Comunità Pastorale. Se poi arrivasse anche qualche religiosa, sarebbe il bellissimo. Certo non sarà sempre così, ma intanto godiamoci questa grazia.
Ringrazio don Alessio che sento veramente come sostegno per le scelte di fondo e per tante attività pastorali. Ringrazio don Simone per l’entusiasmo, l’impegno e l’intelligenza con cui ha già iniziato a operare tra i più giovani e tutti noi. Ringrazio don Marko per la presenza bella, ricca di fede e capace di farsi vicino a tanti e tante coscienze.
Ringrazio ancora tutti voi. Sono contento di essere stato chiamato a camminare con voi. Lodi il Signore per ogni disponibilità e collaborazione che raccolgo da voi.
E ringrazio, infine, chi ci ha accolto in questo bel santuario. Anche per questa comunità questa sera preghiamo.
don Maurizio