AVVENTO 2018: CAMMINIAMO IN UMILTÀ /3

Con alcune riflessioni sulla vicenda della nostra Scuola Materna Statale

Il terzo passo di questo cammino di umiltà consiste nel riconoscere il bene già presente tra noi. È un passo che richiede molta umiltà, per non pensare che il bene dipenda soprattutto da noi. E invece c’è molto bene che ci viene donato e di cui godiamo.

Sarà forse un’ironia della sorte, ma l’invito a riconoscere il bene cade proprio nel momento in cui la cronaca nazionale ha parlato di Pero mostrando la presenza di qualcosa di cattivo. Mi riferisco all’ormai nota vicenda della scuola materna statale.

È una vicenda che ci riguarda tutti, perché tocca i nostri figli, tocca il nostro futuro, anche quello di chi non ha bambini in quella scuola.

Non possiamo scaricare su uno o più colpevoli questo problema e tornare alle nostre attività e al nostro consueto stile di vita. Permettetemi allora alcune considerazioni

Ritengo che sia doveroso astenerci da un giudizio, soprattutto da un giudizio di condanna. È invece doveroso per tutti cercare di capire e di capire sempre meglio. C’è una giustizia penale che dovrà fare il suo corso, a noi tocca la sobrietà e la pacatezza di chi vuole solo capire e non tirare conclusioni. È fin troppo facile condannare. Oggi avviene troppo facilmente sui social network e su tante questioni. Sono giudizi che non aiutano a capire, spesso sono basati sull’istintività del momento. Non possiamo accettare di scaricare semplice-mente la colpa su insegnante e su chi, vicino a lui, ha permesso che avvenisse quanto è avvenuto. Ho raccolto molte voci in questi giorni che mi riferivano del bene compiuto in passato dall’insegnante in questione. Quel bene vale ancora e dobbiamo riconoscerlo.

Detto questo devo anche affermare che anche il male deve essere riconosciuto e chiamato per nome. Dobbiamo precisarlo il più possibile, con tutti i suoi contorni, le cause che lo hanno permesso e le conseguenze che ha provocato. Il male, sì, è da condannare, non il colpevole!

Perché colpevoli in qualche modo lo siamo sempre tutti. C’è una rete ingarbugliata di connessioni che ci spinge al male (il cristianesimo lo chiama peccato originale) e che tutti contribuiamo ad alimentare con i nostri giudizi, i nostri disinteressi, i nostri atteggiamenti, anche quando non arrivano a essere veri e propri crimini.

Se esiste una rete di male, è possibile anche realizzare una rete di bene. Anzi esiste già: dobbiamo valorizzarla e incrementarla. C’è tanto bene presente anche tra noi, ci sono tanti che fanno il bene e lo fanno bene, lo fanno con il loro lavoro, lo fanno quotidianamente, lo fanno coscienziosamente, sbagliano spesso, ma si correggono ogni volta e cercano di migliorare. A volte capita che proprio quando facciamo il bene siamo denigrati, ma è proprio questo bene che permette al nostro mondo di progredire. È una responsabilità di tutti far crescere il bene, in tutte le sue forme possibili, nessuno deve tirarsi indietro.

Uno dei modi in cui costruire questo bene è la correzione fraterna. Tutti ci saremmo domandati come sia stato possibile arrivare a quei fatti che ci hanno fatto inorridire: possibile che nessuno si sia accorto o abbia detto niente? Il fatto è che oggi è difficile dire qualcosa a qualcuno, prevale una mentalità del farsi i fatti i propri e dello scaricare su alcuni (possibilmente mai su di noi) tutte le responsabilità. Invece dobbiamo imparare a correggere il fratello, ma non da persone perfette, bensì con l’atteggiamento di chi sa di sbagliare anche di più, ma propone di condividere un cammino di correzione.

Questo comporta anche la disponibilità a lasciarci correggere, tutti insieme, accettando le critiche e ringraziando chi ci fa notare i nostri errori. Ne siamo capaci?

 

Infine c’è un bene che tutti dobbiamo ora ricominciare a fare per ridare fiducia a tutte le nostre opere educative. Educare è possibile. È doveroso. È un impegno per tutti e sul quale non basta una semplice delega. Su questo noi come parrocchie, come oratori (e soprattutto con la scuola dell’infanzia parrocchiale) ci sentiamo in dovere di collaborare con l’amministra-zione comunale, con l’Istituto Compren-sivo Statale di Pero e tutte le agenzie educative presenti sul nostro territorio.

 

don Maurizio