IV domenica di Avvento 2018
L’UMILTÀ DI MARIA
Il cammino di umiltà che ha segnato quest’anno il nostro Avvento ci porta oggi a contemplare l’umiltà di Maria.
L’umiltà di Maria è stata contemplata infinite volte lungo i secoli da tanti credenti e dai più grandi maestri di spiritualità come S. Bernardo o S. Bernardino da Siena. Dante la descrive come “umile e casta più che creatura”. Lei stessa, stupita davanti ad Elisabetta, canta il Signore “perché ha guardato l’umiltà della sua serva” (Lc 1,48a).
Mi domando in che cosa consista la sua umiltà, per poterla imitare, per farla nostra.
Raccolgo qualche indicazione dalla splendida pagina di Vangelo che abbiamo ascoltato.
L’umiltà di Maria è un’umiltà gioiosa. L’angelo la saluta dicendo “Rallegrati”. Non penso lo dica perché Maria è triste, ma per esortarla a far crescere la gioia che già è in lei. Maria ama le piccole cose, la quotidianità, il bene vissuto anche di nascosto, e lo fa gioiosamente. Me la immagino mentre fantastica sulla sua vita futura con Giuseppe, mentre sogna di passare i giorni accanto al suo uomo e con i figli che crescono. Oppure suppongo che stia maturando in sé il desiderio di essere, come sposa, sempre disponibile al Signore, ma nelle cose più piccole e semplici, quelle che costruiscono il mondo. È questa la gioiosa umiltà di Maria. Eppure, appena l’angelo la saluta, Maria si turba, si agita dentro. Forse intuisce che il Signore stesso le sta proponendo qualcosa di grande e lei, nella sua gioiosa umiltà, si sente inadatta, ma rimane disponibile.
Vi riconosco un invito a gioire di tante cose che già viviamo, a desiderare di costruire la nostra vita nel faticosa quotidianità, ma con la fiducia che il Signore non ci abbandonerà. E in questa nostra gioiosa umiltà, restare disponibili al Signore che potrà invitarci a imprese importanti e difficili, ma questo spetta a Lui deciderlo.
L’umiltà di Maria è anche un’umiltà consapevole. Maria vuole capire “come avverrà questo” e lo chiede all’Angelo. C’è in Maria una dose di sana curiosità, ma più profondamente vi riconosco l’umiltà di chi non pensa di saper già tutto. Perché noi abbiamo già i nostri schemi preconfezionati in cui incasellare ogni nuova esperienza, pensiamo di saper già come funziona il mondo, e non permettiamo alle novità di scombussolarci la vita. Maria, invece, vuole capire. È umile e attenta. Sa che la sua conoscenza è limitata, perciò è aperta a riconoscere l’azione dello Spirito santo, come l’angelo le spiega.
Chiedo anch’io l’umiltà che mi apra la mente, mi permetta di mettere facilmente da parte quelle certezze che ho maturato nella mia vita, mi insegni a riconoscere gli insegnamenti di Dio (distinguendoli da quelli umani) che possono aprirmi prospettive nuove di vita e d’amore.
L’umiltà di Maria è un’umiltà disponibile. Maria alla fine si definisce “serva” del Signore. La parola non è da fraintendere: Maria non si considera una schiava che esegue senza sapere né capire il senso di quello che fa. Maria è piuttosto come un ministro che collabora e offre tutte le sue capacità a disposizione del Signore. Maria non immagina certo che cosa la aspetterà. Più volte Gesù la richiamerà alla verità della sua missione, ma la sua disponibilità non verrà mai meno.
La sua umiltà mi piace. Anch’io mi sento interpellato a rinnovare la mia disponibilità rinnovandola costantemente, adattandola alle nuove situazioni, ma soprattutto confrontandomi continuamente con la volontà di Dio che si manifesta nella sua Parola accolta e meditata. Solo nel constante confronto con la Parola potrò davvero essere umilmente disponibile a Lui, e Lui potrà fare qualcosa di buono persino attraverso di me!
don Maurizio