ESERCIZI SPIRITUALI 2019-3
CREDEVO… DI CREDERE
TERZA MEDITAZIONE:
CREDEVO… LA CROCE
SALMO 6
1Al maestro del coro.
Per strumenti a corda. Sull’ottava. Salmo. Di Davide.
2Signore, non punirmi nella tua ira,
non castigarmi nel tuo furore.
3Pietà di me, Signore, sono sfinito;
guariscimi, Signore: tremano le mie ossa.
4Trema tutta l’anima mia.
Ma tu, Signore, fino a quando?
5Ritorna, Signore, libera la mia vita,
salvami per la tua misericordia.
6Nessuno tra i morti ti ricorda.
Chi negli inferi canta le tue lodi?
7Sono stremato dai miei lamenti,
ogni notte inondo di pianto il mio giaciglio,
bagno di lacrime il mio letto.
8I miei occhi nel dolore si consumano,
invecchiano fra tante mie afflizioni.
9Via da me, voi tutti che fate il male:
il Signore ascolta la voce del mio pianto.
10Il Signore ascolta la mia supplica,
il Signore accoglie la mia preghiera.
11Si vergognino e tremino molto tutti i miei nemici,
tornino indietro e si vergognino all’istante.
Gloria…
PAROLA DI DIO
1Cor 1,18-31
18La parola della croce infatti è stoltezza per quelli che si perdono, ma per quelli che si salvano, ossia per noi, è potenza di Dio. 19Sta scritto infatti:
Distruggerò la sapienza dei sapienti
e annullerò l’intelligenza degli intelligenti.
20Dov’è il sapiente? Dov’è il dotto? Dov’è il sottile ragionatore di
questo mondo? Dio non ha forse dimostrato stolta la sapienza del mondo? 21Poiché
infatti, nel disegno sapiente di Dio, il mondo, con tutta la sua sapienza, non
ha conosciuto Dio, è piaciuto a Dio salvare i credenti con la stoltezza della
predicazione. 22Mentre i Giudei chiedono segni e i Greci cercano
sapienza, 23noi invece annunciamo Cristo crocifisso: scandalo per i
Giudei e stoltezza per i pagani; 24ma per coloro che sono chiamati,
sia Giudei che Greci, Cristo è potenza di Dio e sapienza di Dio. 25Infatti
ciò che è stoltezza di Dio è più sapiente degli uomini, e ciò che è debolezza
di Dio è più forte degli uomini.
26Considerate infatti la vostra chiamata, fratelli: non ci sono fra
voi molti sapienti dal punto di vista umano, né molti potenti, né molti nobili.
27Ma quello che è stolto per il mondo, Dio lo ha scelto per
confondere i sapienti; quello che è debole per il mondo, Dio lo ha scelto per
confondere i forti; 28quello che è ignobile e disprezzato per il
mondo, quello che è nulla, Dio lo ha scelto per ridurre al nulla le cose che
sono, 29perché nessuno possa vantarsi di fronte a Dio. 30Grazie
a lui voi siete in Cristo Gesù, il quale per noi è diventato sapienza per opera
di Dio, giustizia, santificazione e redenzione, 31perché, come sta
scritto, chi si vanta, si vanti nel
Signore.
PREGHIERA
O Gesù, mi fermo
pensoso
ai piedi della Croce:
anch’io l’ho costruita con i miei peccati!
La tua bontà, che non si difende
e si lascia crocifiggere, è un mistero
che mi supera e mi commuove profondamente.
Signore, tu sei venuto nel mondo per me,
per cercarmi, per portarmi
l’abbraccio del Padre.
Tu sei il volto della bontà
e della misericordia:
per questo vuoi salvarmi!
Dentro di me ci sono le tenebre:
vieni con la tua limpida luce.
Dentro di me c’è tanto egoismo:
vieni con la tua sconfinata carità.
Dentro di me c’è rancore e malignità:
vieni con la tua mitezza e la tua umiltà.
Signore, il peccatore da salvare sono io:
il figlio prodigo che deve tornare, sono io!
Signore, concedimi il dono delle lacrime
per ritrovare la libertà e la vita,
la pace con te e la gioia in te.
Amen.
(Angelo Comastri)
DOMANDE PER RIFLETTERE
– Hai provato nella tua vita situazioni di abbandono, di impossibilità in cui non potevi fare niente? Hai sentito di doverti affidare alle mani del Padre?
– La croce come contraddizione e solitudine: davanti al “pensiero” del mondo hai accettato la croce o hai preferito rifiutarla?
– Ti è capitato di prendertela con Dio pensando che quella cosa non doveva proprio fartela?
ESERCIZIO DELLA GIORNATA
Prova a rileggere questi due brani davanti al crocifisso e dare una risposta alle domande dei protagonisti:
Da “Oscar e la dama in rosa” di E. Schmitt
Nonna Rosa mi ha vestito come se si partisse per il Polo
Nord, mi ha preso fra le sue braccia e mi ha accompagnato alla cappella che si
trova in fondo al parco dell’ospedale, oltre i prati gelati. Insomma, non sto a
spiegarti dov’è, visto che è casa tua.
È stato un colpo quando ho visto la tua statua, insomma, quando ho visto in che
stato eri, quasi nudo, magro magro sulla tua croce, con delle ferite
dappertutto, il cranio sanguinante sotto le spine e la testa che non stava
nemmeno più sul collo. Mi ha dato da pensare. Mi sono sentito rivoltare. Se
fossi Dio, io, come te, non mi sarei lasciato ridurre in quel modo.
«Nonna Rosa, sia seria: lei che era lottatrice di catch, lei che è stata una
grande campionessa, non si fiderà di quell’essere!»
«Perché, Oscar? Daresti più credito a Dio se vedessi un culturista con i
muscoli gonfi, la pelle unta d’olio, i capelli corti e il minislip che ne fa
risaltare la virilità?»
«Beh…»
«Rifletti, Oscar. A chi ti senti più vicino? A un Dio che non prova niente o a
un Dio che soffre?»
«A quello che soffre, ovviamente. Ma se fossi lui, se fossi Dio, se, come lui,
avessi i mezzi, avrei evitato di soffrire.»
«Nessuno può evitare di soffrire. Né Dio né tu. Né i tuoi genitori né io.»
«Bene. D’accordo. Ma perché soffrire?»
«Per l’appunto. C’è sofferenza e sofferenza. Guarda meglio il suo viso.
Osserva. Sembra che soffra?»
«No. È curioso. Non sembra che abbia male.»
«Ecco. Bisogna distinguere due pene, Oscar, la sofferenza fisica e la
sofferenza morale. La sofferenza fisica la si subisce. La sofferenza morale la
si sceglie.»
Da “La Notte” di Elie Wiesel
Un giorno che tornavamo dal lavoro vedemmo tre forche
drizzate sul piazzale dell’appello: tre corvi neri. Appello. Le SS intorno a
noi con le mitragliatrici puntate: la tradizionale cerimonia. Tre condannati
incatenati, e fra di loro il piccolo pipel, l’angelo dagli occhi tristi.
Le SS sembravano più preoccupate, più inquiete del solito. Impiccare un ragazzo
davanti a migliaia di spettatori non era un affare da poco. Il capo del campo
lesse il verdetto. Tutti gli occhi erano fissati sul bambino. Era livido, quasi
calmo, e si mordeva le labbra. L’ombra della forca lo copriva.
Il Lagerkapo si rifiutò questa volta di servire da boia. Tre SS lo
sostituirono.
I tre condannati salirono insieme sulle loro seggiole. I tre colli vennero
introdotti contemporaneamente nei nodi scorsoi.
Viva la libertà! — gridarono i due adulti. Il piccolo, lui, taceva.
Dov’è il buon Dio? Dov’è? — domandò qualcuno dietro di me.
A un cenno del capo del campo le tre seggiole vennero tolte.
Silenzio assoluto. All’orizzonte il sole tramontava.
Scopritevi! — urlò il capo del campo. La sua voce era rauca. Quanto a noi, noi
piangevamo.
Copritevi!
Poi cominciò la sfilata. I due adulti non vivevano più. La lingua pendula,
ingrossata, bluastra. Ma la terza corda non era immobile: anche se lievemente
il bambino viveva ancora…
Più di una mezz’ora restò così, a lottare fra la vita e la morte, agonizzando
sotto i nostri occhi.
Dietro di me udii il solito uomo domandare:
Dov’è dunque Dio?
E io sentivo in me una voce che gli rispondeva:
Dov’è? Eccolo: è appeso lì, a quella forca…
Quella sera la zuppa aveva un sapore di cadavere.