OMELIA Prima domenica di Quaresima
(Vedi sotto il video dell’omelia)
Entriamo nel tempo di Quaresima. Entriamo mentre ci tocca vivere una situazione surreale, piena di restrizioni. Quella che più ci appare assurda, pur comprendendone le motivazioni, è la privazione dell’Eucaristia. Io ho dovuto persino proibire a tanti di venire qui, di essere presenti a questo momento: io che tanto insisto perché la Messa sia vissuta, partecipata con frequenza, mi ritrovo a doverla proibire!
Avverto la gioia di poter parlare a tanti di voi, che siete collegati via streaming perché vi sentite uniti a questa nostra Comunità, una comunità così piena di difetti, così facile a frammentarsi, a generare critiche e lamentele, eppure così importante per sostenere il nostro cammino personale e comunitario, di fede e di vita sociale.
Come spiego nel foglio Comunichiamo (che troviamo in fondo alle nostre chiese e anche sul nostro sito internet) in questa Quaresima vogliamo capire alcune caratteristiche del cristiano oggi e qui. Sappiamo che il cristiano è un battezzato (o una battezzata) che crede, cioè che sceglie Gesù e lo segue ogni giorno, fino in fondo. Non gli basta andare a Messa, ma dal vivere l’Eucaristia viene sospinto a vivere la carità e l’amore di Cristo ogni giorno, in casa, tra i vicini, sul lavoro, nei vari impegni sociali… ovunque, pur facendo i conti con le sue fragilità e i suoi peccati.
Vogliamo in questa Quaresima chiedere alla Parola di Dio qualcosa di più, vogliamo che ci illumini su come dobbiamo comportarci noi cristiani adesso, qui, in questa situazione.
La Parola di Dio risponde oggi raccontandoci di Gesù che, dopo aver ricevuto il battesimo di Giovanni, è condotto dallo Spirito santo nel deserto, dove, in una vita di preghiera e di rinunce, si prepara ad annunciare il Regno di Dio; di più, ci prepara a realizzare quell’amore che è caratteristica essenziale del Regno di Dio.
Così scopriamo che anche noi siamo chiamati a vivere di rinunce e a pregare, per impegnarci ad amare.
Il cristiano è uno che fa penitenza: un cammino penitenziale chiede queste tre caratteristiche: la preghiera, la rinuncia (il digiuno) e la carità (l’elemosina).
Noi cristiani oggi siamo richiamati a trovare tempo e spazio per pregare, abbiamo bisogno di pregare. Sono tante le persone che pregano tra noi. La preghiera deve diventare qualcosa di essenziale, qualcosa a cui non dover mai rinunciare, a qualunque costo.
Oggi siamo chiamati a fare tante rinunce, non solo al cibo, ma anche a cose belle, importanti e utili, ma non così importanti come il Vangelo e il Regno che Gesù vuole realizzare.
Oggi siamo chiamati a una carità più attenta, concreta e precisa, condotta con impegno e intelligenza: una carità che ci permetta di fare di noi stessi un dono totale e pieno a Dio e ai fratelli.
Tra queste tre caratteristiche della penitenza mi soffermo più a lungo sulla seconda, sull’importanza di fare rinunce.
Oggi noi dobbiamo diventare capaci di dire “no”. Il cristiano oggi a Pero è e deve essere uno che dice “no”. Non è facile dire “no”.
Io per primo faccio molta fatica. Vorrei accontentare tutti. Vorrei un quieto vivere. Ma mi accorgo che così facendo faccio spesso del male a me e a tanti altri. Ho già fatto troppi errori per non essere stato capace di dire i giusti no.
Del resto la possibilità di dire no è il modo più immediato con cui esercitiamo la nostra libertà. Schiavi sono quelli che non possono mai rifiutarsi: e noi spesso siamo proprio così. Ma quando uno può dire di no, allora il suo “sì”, quando è detto con e per amore, diventa vero, pieno… e può orientarsi alle scelte migliori, anche se sono le più impegnative.
È importante saper dire di no in un mondo che invece vuole farci provare tutto, riempirci di tutto, venderci tutto. Dobbiamo scegliere. E la scelta deve essere fatta con criteri che emergono dalla Parola di Dio. Gesù respinge così le seduzioni del tentatore: con la Parola di Dio, letta e meditata con fede e amore. Così dobbiamo fare anche noi.
Mi permetto di evidenziare alcune rinunce, alcuni no, che ritengo particolarmente importanti oggi, per noi cristiani di Pero oggi. Certo tutti siamo chiamati a vivere il digiuno, a rinunciare alle carni il venerdì. Ciascuno potrà scegliere se rinunciare a dolci o divertimenti o alcuni vizi… Io vi invito a prendere in considerazione queste tre possibilità.
1. Rinunciamo alla ricerca di un benessere materiale e ristretto.
Abbandoniamo quella specie di pigrizia che ci prende tutti e ci spinge a cercare le comodità, a rinchiuderci in casa, a pensare ai nostri diritti individuali o, al massimo, a quelli della nostra famiglia.
Rinunciamo alla difesa stressante di quella poca ricchezza che ci hanno lasciato i nostri genitori.
Finiamola di rinchiuderci con la paura di perdere i nostri pochi diritti che prima o poi cadranno comunque.
Diciamo basta alla fuga di fronte alle mille proposte di impegno che riceviamo.
In parrocchia abbiamo tante proposte e la nostra cittadina ne offre in abbondanza, in tanti ambiti.
Soprattutto impariamo a formarci. Disponiamoci a imparare sempre, cominciando dalla Parola di Dio, e proseguendo con una formazione umana, spirituale, sociale e, solo alla fine, tecnica. Il cristiano a Pero oggi deve essere una persona impegnata.
2. Rinunciamo ai guadagni facili.
Le possibilità saranno sempre di meno, ma dobbiamo noi cristiani per primi far capire il giusto valore dei beni materiali, dei soldi, di ciò che siamo chiamati a guadagnare e amministrare con un duro lavoro. Le prospettive economiche per il futuro e per i nostri figli ci chiederanno la fatica di lavorare duramente: accettiamo questa situazione e viviamola con spirito di carità. Insegniamo anche a i nostri figli la bellezza di faticare per qualcosa di valido.
Rinunciamo alle scorciatoie di chi si lascia ammaliare dal gioco d’azzardo, rinunciamo alle seduzioni di guadagni poco corretti, che sfruttano situazioni di malessere e sconfinano nello sciacallaggio. Dobbiamo stare attenti a non diventare strumenti in mano a manipolatori disonesti.
Condividiamo piuttosto quel poco che abbiamo, soccorrendo i più poveri, quelli che non ce la fanno.
Accettiamo senza vergogna gli aiuti che ci vengono offerti, ma pronti a ricambiare appena possibile.
Così è chiamato a vivere il cristiano oggi a Pero.
3. Rinunciamo a ogni forma di violenza anche verbale o di pensiero.
Sappiamo quanta aggressività caratterizzi la nostra vita sociale, quanti attacchi, quante arrabbiature dobbiamo ascoltare e sfogare. Sembra che chi non alza la testa venga schiacciato e perda ogni diritto. Non lasciamoci prendere da questa spirale!
Noi cristiani di Pero siamo chiamati per primi a riconoscere il valore di ogni persona, anche di chi non la pensa come noi, anche di chi si comporta disonestamente.
Se questo rispetto ci farà perdere prestigio o soldi o occasioni favorevoli, pazienza: noi non possiamo svendere il nostro spirito evangelico.
Le rinunce costano fatica. Non si affrontano automaticamente: Sono diverse dalle privazioni che comunque certamente dovremo subire, visti i tempi che corrono. Noi scegliamo le nostre rinunce.
Il primo segnale di aver scelto le rinunce giuste sarà una gioia interiore, che ci spinge ad amare.
don Maurizio