OMELIA Seconda domenica di Quaresima
In queste domeniche di Quaresima vogliamo scoprire, aiutati dalla Parola di Dio, quali sono le caratteristiche che un cristiano deve avere oggi e qui, nella nostra realtà di Pero e di Cerchiate.
Oggi Gesù dialoga con una donna, una donna Samaritana, cioè appartenente a una popolazione diversa dai Galilei e dai Giudei, ai quali Gesù appartiene.
È un invito chiaro perché anche noi possiamo imparare a dialogare con tutti. Il credente oggi dialoga con tutti, si incontra con tutti. Oggi non possiamo essere cristiani e rinchiuderci tra noi, con quelli che la pensano come noi, con i nostri amici, con chi ci dà sempre ragione e ci giustifica.
Il cristiano è una persona che accetta il confronto. Di carattere possiamo essere aperti o riservati, ma l’incontro vero e profondo con ogni altra persona è legato alla nostra scelta, più che al carattere.
La lettura dell’Esodo che abbiamo ascoltato ci presenta il decalogo. Noi li chiamiamo “i dieci comandamenti” nel senso di “mandamenti”, sono atti di fiducia che Dio dà a noi, sono dieci parole che rivelano le caratteristiche del vero Israelita, di chi vuole vivere nel popolo di Dio. Così come Dio stesso lo vuole. Sono vari i decaloghi nella Bibbia (anche se quasi mai sono proprio dieci le regole che vengono date). Sono tanti anche i decaloghi che ci vengono proposti e indicati in varie fasi della vita. Anche negli ultimi tempi sono abbondanti decaloghi per questa o quella situazione, fino ai decaloghi su come comportarci in questa situazione di emergenza sanitaria.
Anch’io allora vorrei provare a dare un decalogo per vivere bene, da cristiani, l’esperienza del dialogo con tutti. sono atti di fiducia che Dio dà a noi, È un piccolo gioco che, spero, possa aiutarci a maturare e a esercitarci in questa caratteristica così importante per un credente oggi.
Vivi il dialogo come lo ha vissuto Gesù con ogni persona che ha incontrato. È il comando di fondo e ispiratore di tutti gli altri.
Primo. Sii una persona vera, pronto o pronta a metterti in gioco. Non nascondere ciò che sei, non cercare di essere una persona diversa.
Secondo. Cogli la verità di chi ti sta di fronte, soprattutto la sua sofferenza, quando c’è (e spesso c’è).
Terzo. Sii rispettoso, non violare l’intimità di chi non vuole aprirsi.
Quarto. Non giudicare. Se proprio ti accorgi che ci sono comportamenti o scelte sbagliate, giudica gli atti, mai la persona.
Quinto. Ascolta che cosa ti viene detto, cerca di capirne la logica, il perché e il senso profondo. Puoi anche provare a metterti nei panni dell’altro.
Sesto. Spiega bene la tua fede e la tua speranza, nei fondamenti, nelle motivazioni e nei perché, le tue idee, la tua visione della realtà. Preparati confrontandoti con il Vangelo e con una costante catechesi.
Settimo. Preparati a mostrare anche il tuo peccato. Devi annunciare Gesù e il Vangelo, non te stesso. Riconosci perciò i tuoi errori e chiedi spesso perdono. Senza mai dimenticare mai la tua dignità di essere figlio di Dio.
Ottavo. Consola. Proponi di accompagnare chi incontri per affrontare e – se possibile – superare le situazioni di sofferenza.
Nono. Ammonisci, ma non dall’alto, bensì da peccatore che vuole camminare accanto a un altro peccatore.
Decimo. Valorizza. Cogli la ricchezza e la bellezza di chi hai di fronte ed evidenziala nel tuo cuore affinché possa risplendere per tutti.
Quest’ultimo comandamento, oltre che da Gesù, mi è stato suggerito dalle parole dell’apostolo Paolo, che – nel brano dell’Epistola agli Efesini – gioisce per la fede dei cristiani ai quali scrive.
Così anch’io posso gioire di voi, carissimi credenti che vivete in questa bella comunità.
Se impareremo il dialogo secondo lo stile di Gesù, potremo davvero rendere migliore, più bella e più vera, la vita di tutti, perché vivremo secondo il Vangelo.
don Maurizio