OMELIA Terza domenica di Quaresima
Anche in questa domenica emerge una caratteristica importante per essere cristiani al giorno d’oggi, qui.
La pagina di Vangelo ascoltata è dura e provocante. Gesù sfida i Giudei che lo ascoltano a restare fedeli alla sua parola, a seguirlo fino in fondo, a lasciare le loro sicurezza, per conoscere la Verità che avrebbe rivoluzionato la loro vita rendendoli liberi davvero. La reazione dei Giudei è secca e infastidita, un rifiuto che rivela – è Gesù stesso a farlo notare – l’azione del diavolo.
Anche nell’Epistola Paolo allude a una sfida, quella che Dio lancia ad Abramo, quando lo invita a lasciare la sua terra, le sue sicurezze e a fidarsi della sua promessa, a credere in lui. A differenze dei Giudei di fronte a Gesù, Abramo ha accolto la sfida che Dio stesso gli ha lanciato.
Mi sembra di capire che il cristiano è uno che riconosce le sfide che Dio gli lancia e le accoglie. Dio lancia tante sfide, anche oggi, anche a noi. In ogni situazione, per quanto dura e pesante, Dio lancia a noi la sua sfida. È come se ci dicesse: “Ci stai? Vuoi provare ad amare in questa situazione qui? Se mio figlio Gesù ha amato fin sulla croce, tu puoi amare anche se ti sembra assurdo? Lo so. È impegnativo e forse pericoloso, ma so che puoi farcela. Ci stai?”
Chi vuole seguire il Vangelo non può e non deve restarne chiuso nel suo brodo, nei suoi problemi, ripiegato sulle sue preghiere e le sue (false) sicurezze. Non può accontentarsi di rispettare le leggi e le regole, non può limitarsi a fare quello che viene detto. Deve capire che cosa il Signore gli stia proponendo, anzi su che cosa Dio stesso lo stia sfidando.
È importante riconoscere le sfide che vengono da Dio: sono queste da seguire. Perché le sfide sono tante. Il mondo ci sfida continuamente, le situazioni che viviamo sono un succedersi continuo di sfide, questa emergenza sanitaria – per esempio – ci sfida ogni giorno in modo provocatorio.
Non tutte le sfide sono da raccogliere. Ci sono sfide da fuggire in modo deciso, sono le sfide del diavolo. Sono molto subdole. Pensate al compagno che ci offre un po’ di droga, o a chi ti chiama a compiere qualche atto vandalico, o ci suggerisce di non pagare le tasse, o diffonde odio e ci mette contro questa o quella persona… Non è sempre facile riconoscere la sfida che viene da Dio, anche perché il diavolo è astuto e sa mimetizzarle bene (ha fatto così anche con i Giudei che ascoltavano Gesù!), ma qualche criterio c’è. Provo a dirne qualcuno.
La sfida che viene da Dio è sempre una sfida che chiede amore, chiede il bene e solo il bene. Non è mai finalizzata ai nostri interessi immediati, al piacere, ad arricchirci, non seduce illudendo di farci diventare più potenti o prestigiosi. Quelle sono piuttosto le tentazioni di cui si parlava due domenica fa. Quando Dio sfida, chiede sempre e solo di amare, di volere, cercare e realizzare il bene.
Può darsi che ci chieda a volte di arrabbiarci o di usare maniere forti e brusche, ma sempre a fin bene e senza mai dimenticare il bene di ogni persona, mai per danneggiare o distruggere qualcuno
La sfida che viene da Dio è sempre impegnativa, e lo è fin da subito. Non promette successo, tanto meno immediato, ma mette in cammino, ci chiede di cambiare, di convertirci, in meglio. Toglie i nostri vizi.
La sfida che viene da Dio ci rende liberi, liberi davvero, aumenta in noi il desiderio di far del bene. Ci chiede ogni giorno un passo in più, ogni giorno ci propone scelte nuove, possibilità nuove, sfide nuove. Eppure tutte coerenti, come un unico cammino che ci avvicina sempre più a Gesù. Siamo liberi perché ogni passo chiede il nostro assenso, oso dire: il nostro faticoso e impegnativo assenso. Non ci obbliga mai, non ci lascia incatenati e senza alternative, come succede quando, invece, accettiamo le sfide del demonio e ne restiamo ingabbiati. La sfida che viene da Dio ci offre il gusto della fatica.
La sfida che viene da Dio ci dà gioia. A volte è un entusiasmo, perché ci sembra di poter fare anche l’impossibile, ma più spesso diventa una serenità diffusa, una fiducia che nasce dalla consapevolezza che il Signore non abbandona mai questa umanità e ama e vuol salvare ogni persona.
Chi accoglie la sfida di Dio, prima o poi si accorge che questa sfida potrà anche perderla, e forse la perderà, ma non sarà mai uno sconfitto, perché comunque avrà scoperto di essere amato e avrà provato ad amare.
Ultimo caratteristica. La sfida che viene da Dio, quando è accolta, ci rende una proposta vivente per tutti. Chi ama stimola ad amare. Chi ama chiama e propone. Il cristiano, anche quello di Pero o di Cerchiate, diffonde lo stile di Dio. Lo stile di chi non costringe ma sollecita altri ad accogliere le sue sfide ad amare. È come se ciascuno di noi dicesse. Ci stai anche tu? Ci stai ad amare?
don Maurizio