AVVENTO TEMPO DI SPERANZA 2

AVVENTO TEMPO DI SPERANZA 2

COMINCIA CON IL RIFARTI IL LETTO

La nostra vita si era ormai abituata ad azioni che quotidianamente, settimanalmente e annualmente si ripetevano. La sveglia alla solita ora, per prendere il solito caffè al solito posto e poi, sempre di corsa perché già in ritardo, il solito mezzo di trasporto per recarci al nostro posto di lavoro.

Può darsi che quanto sopra descritto non sia il tuo modo di vivere, ma sai bene quante persone accanto a te vivono quella vita e, almeno fino a qualche mese fa, tutto ciò veniva considerato normalità. Come normali potevano essere l’aperitivo con gli amici, le chiacchiere al ristorante, i sorrisi, le strette di mano, le passeggiate per le vie del centro, lo shopping nei negozi.

Ora però le regole imposte, i protocolli e i divieti compromettono questa abitudinarietà. “Torneremo mai alla vita di prima?”: è una domanda che accompagna spesso le nostre giornate.

Nel dibattito appare a inquietare nuovamente le coscienze la figura di Giovanni Battista, “voce” di una speranza che sembra risuonare nel “deserto” delle nostre città, ormai svuotate e qualche volta rassegnate. È una speranza che fa i conti con il nostro presente. L’invito è categorico. Un imperativo che invita a operare nell’oggi: “Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri”.

Anche se i tempi sono burrascosi, se le giornate sembrano monotone e neppure l’orizzonte offre segnali di un’alba nuova, il cristiano è chiamato a porre gesti di speranza.

La speranza si nutre di concretezza e non solo di ideali, si fa strada in segni chiari e visibili, non per forza grandi, gioisce dell’impegno e non dell’alibi. La voce del Battista arriva come opportunità per intraprendere il viaggio della speranza.

Come? Cominciando con il rifarti il letto. «Se la mattina vi fate il letto, avrete portato a termine il primo compito della giornata. Questo vi darà una sensazione di orgoglio e vi incoraggerà a concluderne un altro, e poi un altro ancora. Farsi il letto, inoltre, rimarca la consapevolezza che nella vita le piccole cose contano. Se non sapete fare bene le piccole cose, non ne farete mai di grandi». Non è un’esperta di riordino o una madre esasperata a dettare questa semplice regola, ma un ammiraglio a quattro stelle della Marina americana. Questa semplice azione già dice che sarà una giornata che merita di essere vissuta con tanto impegno. Il susseguirsi delle ore ci chiederà di portare a termine i nostri “doveri”, cioè l’esecuzione diligente e costante di ciò che noi siamo tenuti a fare, e rifarsi il letto diventa un segno della nostra disponibilità.

Sperare è cominciare a fare questo primo passo. Se dovessimo partire con l’aereo scopriremmo anche il secondo, perché saremmo costretti a dover rinunciare a qualcosa: non potremmo portare il bagaglio a mano fuori misura e neppure oltre il peso consentito. Rinunciare a qualcosa vuol dire lasciare ciò che è superfluo e che non è indispensabile, anche se ormai ci eravamo abituati e faceva parte della nostra quotidianità. Penso a Giovanni Battista che lascia le sue comodità, stravolge le sue abitudini, affronta la sobrietà. La speranza inizia a farsi strada quando cominciamo a riconoscere ciò che nella nostra vita vale veramente e ciò che non è così indispensabile.

don Alessio