OMELIA PER LA QUARTA DOMENICA DI QUARESIMA
Avevo vent’anni. Ero andato a fare l’esame pratico per la patente di guida (era già la seconda volta, perché la prima ero stato bocciato… ma questo particolare non c’entra). Mentre aspettavo, la giovane ragazza, che avevano messo lì come segretaria, registrava tutti noi, emozionati per la prova che ci attendeva. Quando ha sentito che ero seminarista mi ha guardato e mi ha chiesto: “Ma tu hai incontrato Gesù?”. Ha usato proprio il verbo “incontrare”. Io avevo appena finito gli Esercizi spirituali e il predicatore aveva insistito sulla bellezza dell’incontrare Gesù. Mi sono sentito perciò provocato da quella domanda che non rivelava un giudizio su di me, ma piuttosto un bisogno di saperne di più. Non ricordo che cosa le ho risposto di preciso, ma ho potuto dirle che, sì, avevo incontrato Gesù. Oggi posso rispondere a quella domanda in modo più preciso: Lui, Gesù, ha incontrato me! Mi ha incontrato il giorno del mio Battesimo, e poi il giorno della Cresima. Mi ha incontrato quando sono stato ordinato Diacono e poi Prete. Mi incontra ogni volta che mi accosto all’Eucaristia e vivo il sacramento del Perdono. Mi incontra nei Sacramenti, anche se non sempre ci faccio caso.
Quell’incontro cambia la vita.
Anche quel cieco ha incontrato Gesù, o meglio, è stato da Lui incontrato.
Quell’andare a lavarsi alla piscina di Siloe è un evidente rimando al Battesimo. Quel fango sugli occhi mi fa pensare al fango con cui Dio ha plasmato l’Adamo (cfr Gen 2,7): è come se Gesù plasmi di nuovo l’uomo nato cieco. Quando Gesù ci incontra, all’inizio non ci accorgiamo del cambiamento che è iniziato. Se non ci lasciamo toccare da quell’incontro, non succede nulla. Non è come un virus che ci infetta anche se non abbiamo sintomi e senza chiederci il permesso.
Una volta che Gesù ci ha toccato non diventiamo bravi e senza difetti, manteniamo anzi gli stessi vizi. Ma abbiamo una possibilità nuova per convertirci. Inizia un processo di cambiamento, se noi lo vogliamo. È una nuova possibilità di vita.
Proprio quell’uomo nato cieco ci aiuta a capire che cosa potrebbe cambiare, che cosa può cambiare quando Gesù ci incontra, nei Sacramenti.
Quel cieco comincia a vedere. E man mano che il tempo passa, vede e scopre anche quello che altri non riescono a vedere. Si accorge che Gesù è un uomo, poi che viene da Dio, quindi che è un profeta, infine che è il “figlio dell’uomo” davanti al quale prostrarsi…
Potrei dire che l’incontro con Gesù ci permette una luce nuova su tutto, sulla realtà e sulle persone.
L’incontro con Gesù allarga il nostro sguardo. Ci libera dagli stereotipi e dai preconcetti. Ci permette di considerare aspetti sempre nuovi. Così ci accorgiamo – per fare alcuni esempi – che la povertà non ostacola la beatitudine, che la fame e la sete si saziano solo con l’amore, che il servizio ci rende degni di Dio, che la sofferenza apre alla consolazione, che la croce porta salvezza e la morte apre alla vita eterna. Ogni situazione diventa un’opportunità per amare e diffondere il Vangelo.
Molti di questi “squarci di luce nuova” sono già presenti nella nostra cultura intrisa di Vangelo, nonostante tutto, ma quando incontriamo Gesù trovano uno spessore e una concretezza inaspettati, diventano strade percorribili, aprono a cammini nuovi e fecondi… ci salvano.
Non solo le cose e le situazioni sono investite dalla luce nuova. Quando incontriamo Gesù ogni persona viene investita di luce nuova e trova nuovo valore e nuova dignità.
Lo stesso uomo nato cieco non è più stato riconosciuto come quel mendicante seduto a chiedere l’elemosina.
Emergono, è vero, anche le nostre piccinerie e paure, come nei genitori del cieco nato, ed emergono le nostre ottusità, come nei Giudei. Ma c’è sempre una possibilità per tutti, possibilità di ascoltare, di dialogare, di collaborare nel bene.
Troviamo anche il coraggio di testimoniare Gesù, di raccontare e condividere la nostra stessa esperienza: diventiamo proposte di vita nuova.
La lettera di Paolo ci ricorda anche la novità del nostro corpo e ci aiuta a capire che tutti siamo chiamati a qualcosa di grande e nobile: possiamo evitare tutto ciò che ci umilia e ci degrada.
Tra le tante novità che si aprono grazie all’incontro con Gesù ce ne è una che vorrei ancora evidenziare. Quando Gesù ci incontra diventiamo scomodi. Non è ben chiaro come sia possibile. Lasciandoci incontrare da Gesù non facciamo nulla di male, a nessuno, anzi, spesso chi crede in Lui semina il bene… eppure dà fastidio. È successo anche a quell’uomo nato cieco. Forse chi si rinnova grazie all’incontro con Gesù suscita invidia o forse fa evidenziare ciò che non fanno in tanti, anche tra noi. Questa novità fa capire perché ci sono tanti martiri, ancora oggi. Se non volete accettare questa conseguenza e lasciate perdere, non vi accorgerete mai che Gesù vi sta incontrando.
Ma se accettiamo anche questa conseguenza diventeremo come Mosè, che entrava nella tenda del convegno per incontrare il Dio altissimo, che scende con una colonna di nube. Tutti gli altri stavano fuori, in piedi all’ingresso della loro tenda. Noi non staremo più in piedi a guardare, fermi nella nostra situazione, ma tutti noi possiamo come Mosè fare questa esperienza di incontro. Lui entrava nella tenda del convegno. Noi possiamo entrare nel suo cuore che i Sacramenti ci aprono.
A vent’anni, quando quella giovane mi ha chiesto se avevo incontrato il Signore, pensavo che l’incontro avvenisse nella preghiera e nella meditazione. Poi mi sono accorto che quelle sono solo una mia risposta all’incontro con Gesù, accanto all’impegno nella logica del servizio della carità. Il vero incontro che mi permette di cambiare avviene nei Sacramenti.
don Maurizio
PREGHIERA
PER LA QUARTA DOMENICA DI QUARESIMA
Sei proprio tu, Signore!
Sei tu che mi chiami,
catturi la mia attenzione.
Tu non ti limiti
a gettarmi qualche spicciolo
a farmi un’elemosina
che costa un niente a chi la fa,
che non cambia né la mia
né la sua situazione.
Tu mi chiami,
mi tocchi, mi abbracci,
mi sporchi gli occhi inutili di fango,
li rifai nuovi.
Cambi me, la mia vita,
e metti in pericolo la tua.
Tu, Signore Gesù,
non te ne stai sulle tue,
come fanno tutti.
Tu ti sporchi le mani
con me e per me,
ti comprometti.
Tu rimani fedele
a quella promessa di fedeltà
che mi hai fatto nel battesimo.
Tu continui a fidarti di me,
fin da quando
mi hai confermato con il Crisma.
Tu mi perdoni sempre,
perché sai che sono fragile,
e mi rinchiudo al vero amore.
Tu continui a fare di te un dono al Padre
e mi accomuni a te
perché anch’io sia dono,
anch’io diventi Eucaristia.
Sei proprio tu, Signore.
Come posso non vederti?
Come posso non adorarti?