SINODALITÀ E PROSSIMITÀ
Stanno arrivando i commenti alla proposta di linee pastorali per il prossimo futuro.
Tutta la Chiesa è in fermento. E lo siamo anche noi!
Abbiamo voglia di ripartire e di ripartire con il piede giusto.
Sappiamo bene che dovrà esserci ancora tanta prudenza, ma non possiamo più restare fermi ad aspettare.
Le idee sono tante, non manca un po’ di confusione dovuta al fatto che “non sappiamo bene” come sarà e non possiamo programmare con precisione.
Ma abbiamo alcune indicazioni, che hanno, sì, bisogno di essere precisate e soprattutto tradotte in pratica, ma intanto ci aiutano a capire da dove iniziare.
Le linee pastorali che abbiamo presentato offrono questa attenzione. Da queste linee che abbiamo riportato su questo foglio di settimana scorsa, riprendo due aspetti che ritengo qualificanti.
Il primo è l’aspetto della cosiddetta “sinodalità”. È una parola che ritorna spesso nelle riflessioni pastorali degli ultimi anni. Significa che è necessario camminare tutti insieme, riconoscere di essere spinti, anzi, mandati dallo stesso Cristo Gesù, presenti in questo tempo e in questo luogo, attirati dagli stessi obiettivi.
Ma vivere la sinodalità significa anche riconoscere le diversità di ciascuno di noi, capire che ciascuno ha il suo carattere, le sue inclinazioni, sue capacità e persino i suoi difetti; significa accettare che qualcun altro possa fare alcune cose meglio di quanto possiamo farle noi.
Sinodalità comporta anche la capacità di aspettarci nelle nostre lentezze, con tanta umiltà, anche se non siamo umili di carattere.
Sinodalità chiede di non delegare più tutto ai preti e ad alcuni loro collaboratori, ma imparare a farci carico e condividere la fatica delle scelte e della loro attuazione, pur nel rispetto e nella stima dei ruoli di ciascuno. In “non delegare” la nostra Comunità ha nella sua storia recente esempi molto belli!
L’altro aspetto qualificante della proposta è la prossimità. Lo stile con cui riteniamo di dover essere cristiani oggi è quello di chi sa farsi vicino a ogni uomo e donna.
La vicinanza più immediata è quella tra noi (è una conseguenza della sinodalità), dobbiamo tornare a conoscerci, a stimarci, a essere attenti alle difficoltà e sofferenze che ciascuno attraversa. Troppo spesso nella nostra Comunità non abbiamo saputo essere accanto a chi è in difficoltà!
La vicinanza più urgente è quella verso gli ultimi, i poveri, i sofferenti (nel corpo e nell’animo) e persino i peccatori. È un farci vicini non da esperti, non da persone più brave o più fortunate, ma da chi vuole fare un tratto di strada insieme, magari senza riuscire a risolvere alcun problema, ma semplicemente facendo capire che vogliamo esserci con tutto noi stessi.
E infine c’è la prossimità accanto a chiunque voglia impegnarsi per questo mondo, questa società, questo paese. Anche se ha lo sguardo critico (talvolta ben motivato) verso noi credenti. Perché noi non vogliamo essere un ostacolo, ma un’opportunità per questa umanità amata dal Signore.
don Maurizio