A PROPOSITO DI ORATORIO
C’è un pensiero che mi tormenta. Ieri ho visto una coppia, una coppia di vecchi amici… non erano proprio amici, erano coetanei. Giocavamo insieme da piccoli, a scuola, in oratorio, ovunque… Con Luca (qui lo chiamo così, per rispetto alla privacy) ci siamo anche iscritti alla stessa squadra di calcio. Lucia (sempre per la privacy), invece, che era una bambina, si era un po’allontanata, perché a noi maschietti non piaceva giocare con le femmine. Quando è arrivata l’età in cui cercavamo di stare con le ragazze, orami io avevo preso un’altra strada. Ho fatto appena in tempo a vedere Luca che si intratteneva con Lucia. Ma ormai i miei interessi erano altrove.
Non sono mai stato amante della chiesa, non mi piaceva andare a Messa e a catechismo. Mia madre sarebbe anche stata contenta di vedermi frequentare, ma – dopo la Cresima – ho detto basta. Però qualcosa mi tormentava: vedevo questi amici che andavano in Oratorio, non si appartavano con noi, non fumavano, li ho visti anche far giocare i più piccoli. “Che sfigati!” mi dicevo ad alta voce, ma non ne ero convinto. Il fatto è che mi sembravano contenti. E non solo loro due, erano in tanti, il gruppo cresceva sempre più, aumentava con adolescenti e giovani che si ritrovavano in Oratorio. Io cercavo di evitarli. Se li vedevo li salutavo, certo, o più precisamente, rispondevo al loro saluto, a meno che non fossi stato con la mia compagnia (che ormai non vedo più). Perché agli occhi nostri quelli restavano ragazzi di poco conto, condannati a una vita senza divertimento, incapaci di amicizia vera… nel caso esistesse!
Luca non era una cima, scolasticamente parlando, so che si è diplomato con fatica, ripetendo un anno. Invece Lucia si è laureata in non so che cosa. Luca è riuscito a trovare lavoro come operaio in una piccola azienda. Lo ha mantenuto non so come… Lucia non ho mai capito che lavoro facesse. Io, invece ho provato diversi lavori, ma non riuscivo a mantenerli: non perché mi trovassi male, ma perché ho sempre cercato di guadagnare di più e con meno fatica. Qualche volta ho anche rischiato. Le amicizie dell’adolescenza si sono dileguate e ora vivo con Mara (anche qui un nome da privacy), la mia compagna. Lei vorrebbe un figlio, ma io non me la sento.
Finché ieri ho visto Luca e Lucia, mi hanno salutato. Erano con tre figli due maschietti di circa 10-12 anni e una bimba di 4. Erano i più grandi a prendersi cura della sorellina. Luca e Lucia mi hanno salutato e si sono fermati a chiedermi come stavo. Mi ha fatto piacere che mi parlassero, ma ero imbarazzato. Perché dovrebbero salutarmi quando io li ho ignorati per tanti anni? Il tormento più forte però è uscito dopo, anzi alla sera, quando ripensavo a quell’incontro. E se avessi sbagliato tutto? E se non avessi lasciato l’oratorio e la proposta che il prete di allora (come si chiamava? don Simone, mi pare… Sì, Simone, proprio come me!) faceva? Se avessi risposto diversamente ai saluti che mi rivolgevano?
Perché io vedevo quella bella realtà che si stava formando non lontano da me in quell’oratorio, ma non volevo mettermi in gioco. Ho sentito dire che da quella compagnia uno si è fatto prete e un paio di ragazze si sono fatte suore, una missionaria e un’altra chiusa non so dove (“Poveretti!” mi dicevo).
Ieri Luca e Lucia erano davvero felici e – lo notavo – si volevano un bene infinito, molto più di quell’intesa che c’è tra me e Mara quando scherziamo. E mi sembravano sinceramente contenti di vedermi e parlare con me.
Forse sono ancora in tempo. Devo provare a parlare seriamente con Mara.
Simone, 43 anni, da Pero
26 settembre 2051