LE OPERE DEL CREDENTE
Nel Vangelo proposto in questa domenica, ai Giudei che gli chiedono di dire apertamente se lui sia il messia, Gesù risponde di guardare le sue opere: il bene che lui compie fa capire che davvero la sua vita è tutta per il Signore Dio, veramente in lui c’è una salvezza per tutti.
Ma poi Gesù aggiunge che lo riconoscono solo coloro che lo ascoltano, cioè che cercano di cogliere il senso del bene che fa.
Pare, dunque, che non sia così facile riconoscere Gesù come il Messia. Ogni opera può essere, e di fatto è, fraintesa, piegata alle idee e convinzioni che ognuno ha già in testa.
Anche per noi cristiani non è facile essere riconosciuti come veri credenti in Gesù. Nella complessità del mondo in cui viviamo non si notano subito le opere secondo lo stile del Vangelo. La nostra smania di etichettare e catalogare le persone ci spinge di più a cercare di capire se uno sia italiano o migrante, di destra o di sinistra, vaccinato o no… Il cristiano, invece, non viene più di tanto etichettato (meno male!), ma il suo pensiero appare insignificante e le sue opere marginali, spesso guardate con un senso di superiorità. E tuttavia ci sono opere che ci qualificano e testimoniano chi siamo.
Mi domando quali possano essere oggi le opere che aiutano a capire che uno è veramente Cristiano. Potrei dire: ogni opera di bene, ogni gesto di carità, di aiuto… queste sono certamente necessarie, ma credo non bastino. Tanti possono fare del bene, anche senza bisogno di Gesù, anche se alla lunga è sempre più difficile!
Per opere io intendo sia le azioni concrete, sia lo stile di vita, sia il senso profondo per cui un credente vive così.
Credo che oggi la prima opera che qualifica e testimonia un credente in Gesù sia la prossimità, la disponibilità e lo sforzo di farci vicino a ogni persona, iniziando dagli ultimi e da chi soffre. Ci qualifica perché contesta l’individualismo che caratterizza la nostra cultura di oggi.
Ci qualifica anche la Speranza, quel particolare sguardo al futuro (della nostra vita e della storia intera) che, se sembra in balìa delle passioni umane e di forze incontrollabili, riconosce sempre la possibilità del disegno d’amore di Dio. Questo ci permette di affrontare con fiducia e serenità ogni avversità. È un segno forte in un mondo che spesso si rassegna al vuoto, quando non cade nella disperazione. Conseguenza importante della Speranza è la gioia, che spesso si manifesta nel sorriso e che ci sostiene anche nei momenti più difficili e dolorosi.
Ci qualifica infine un senso di responsabilità, che si traduce in un farci carico (anche concretamente) del cammino di ogni persona, di sostenerla affinché possa compiere nella libertà le sue scelte d’amore, di camminare con lei mentre anche noi compiamo i nostri cammini di penitenza e di compimento della nostra vocazione. Anche questa opera contesta un mondo che spesso scarica responsabilità sugli altri e si abbandona alla critica e al lamento.
don Maurizio