OMELIA IV domenica di Avvento 2021
4 dicembre 2021
Rinnovo il mio benvenuto a ciascuno di voi per questa celebrazione d’Avvento. Stiamo vivendo una liturgia, cioè un gesto, anzi, un insieme di gesti, posizioni, preghiere, risposte, canti, disposizioni all’ascolto, manifestazioni di sentimenti… vissuti insieme per capire ed esprimere qualcosa di grande, di bello, che doni valore alla vita, alla nostra vita. Tra l’abbondanza di verità che questa liturgia dona alla nostra vita c’è anche questa che stiamo valorizzando in questo Avvento: “Il Signore è vicino!”.
1.
Anche nella pagina di Vangelo ora proclamata, Gesù prepara e poi vive una liturgia: la liturgia del suo ingresso in Gerusalemme. Egli entra come un re. Non un re potente, che vince i nemici, ma un re di pace, che porta la prosperità e la gioia di vivere insieme. Gesù chiama anche i discepoli e li rende, poi, con tutta la folla, partecipi del suo solenne ingresso. È una liturgia che contrasta con la realtà, dove invece stanno già tramando per ucciderlo. È perciò un modo con cui Gesù aiuta a capire la sua passione e la sua morte, fa capire che Lui entra il Gerusalemme per essere vicino a noi, e ancora più vicino ai sofferenti, a coloro che sono rifiutati, condannati, uccisi… vicino anche ai peccatori. Il suo vero trono sarà la croce!
Anche per noi la liturgia, ogni liturgia vissuta con Gesù, aiuta a capire meglio la realtà e la nostra vita, dona un senso e un valore più alto, offre prospettive nuove e migliori, sostiene il nostro impegno in esse. Una celebrazione ben partecipata ci cambia davvero la vita, le impedisce di venire travolta da mentalità mondane, egoistiche, fatte di concorrenza e prepotenza. Vivere con regolarità la Messa ci preserva da logiche consumistiche che ci bombardano ogni giorno. La mentalità di Gesù continua a stimolarci e a rinnovarci.
Come viviamo le nostre liturgie? Partecipiamo alla Messa ogni domenica? Come vi partecipiamo? È un momento importante? Ci accorgiamo di come dia valore alla nostra vita?
Prepariamo bene i giorni di Natale. Vi raccomandiamo di mettere la Messa al centro, possibilmente il giorno di Natale, non la sera precedente. Non cerchiamo solo di capire dove può starci una Messa tra tutte le cose da fare, ma diamole il posto centrale, mettendo tutto il resto intorno all’incontro con Gesù. Lo stesso vale anche per le successive celebrazioni del tempo di Natale, a capodanno e all’Epifania.
2.
C’è una frase che il Signore dice ai suoi discepoli nel Vangelo e li invita a ripeterla ad altri: “Il Signore ne ha bisogno”.
Di per sé Dio non ha bisogno di nulla. È bello però accorgerci che Gesù vuole avere bisogno di noi. Vediamo più approfonditamente di che cosa ha bisogno.
Il Signore ha bisogno di un asinello, un puledro d’asina. Cioè Gesù ha bisogno di quello che abbiamo. Un asinello non è poca cosa, non è un superfluo. Non costa poco. Gesù ci chiede quindi di dare e donare quello che abbiamo, di offrire i nostri beni anche materiali. Non ci dice di buttarli via a caso, di essere sconsiderati, ma di valutare bene offrendo con generosità tante cose. Ci insegna a non aver paura a condividere, anche se si rischia. Ma ogni buon economista sa che per aumentare i guadagni occorre rischiare e tanti santi hanno fondato imperi di carità fidandosi della provvidenza e rischiando, con accuratezza.
Un asinello era uno strumento di lavoro. Penso perciò di poter dire che Gesù ha bisogno anche delle nostre competenze e capacità. Ognuno ha le sue qualità. Non servono per noi, ma per il bene di tutti. Gesù ci chiede di metterle a sua disposizione, di farne oggetto di carità. Non dobbiamo aver paura di essere sfruttati, ma ordinare a fin di bene quello che abbiamo imparato nel tempo.
È bello sapere che il Signore ha bisogno proprio della nostra intelligenza, della nostra capacità di ascoltare, di capire le situazioni e le persone, di accostare con delicatezza, chi soffre o è arrabbiato. Gesù ha bisogno della nostra voce o del senso pratico per costruire o aggiustare qualcosa, del nostro saper amministrare la burocrazia o i conti, delle competenze tecniche, del saper pulire un ambiente o della forza per fare qualsiasi servizio… e via dicendo.
È bello sapere che il Signore accoglie tutto di noi, anche i nostri difetti e i nostri limiti, anche quelle pesantezze che rallentano una comunità e ci pesano, ma ci permettono di volerci più bene.
In altre parole, il Signore ci invita a uscire da noi stessi, a gioire per la nostra famiglia, ad allargarci alla Comunità a raggiungere tutti. C’è spazio per tutti e dobbiamo accogliere tutti.
Più profondamente però mi viene da dire che il Signore ha bisogno di tutto noi stessi.
Ha bisogno non solo di qualcosa che ci appartiene, o delle nostre capacità, non solo di un po’ del nostro tempo. Ha bisogno di noi, vuole noi, la nostra vita, il nostro cuore, il nostro tutto. Vuole tutto di noi non perché sia ingordo, ma perché così può salvarci pienamente, può renderci pienamente e totalmente veri e belli di fronte a Lui e di fronte al mondo. Ci rende una presenza viva del suo amore. Ci permette di essere segno della sua vicinanza accanto ad ogni uomo o donna, fratello o sorella che qui vive e qui cerca di dare valore alla propria vita.
Questa Eucaristia permette precisamente di fare della nostra vita un dono totale a Dio, un dono d’amore. Impariamo a viverla così!
don Maurizio
“Il Signore ne ha bisogno” (Lc 19,31.34)
Posso entrare con te, Signore?
Posso entrare anch’io
nella città, nella società,
nella vita?
Posso entrare con te
e portare con te
pace, gioia,
fiducia e speranza?
Vorrei esserti utile,
vorrei sapere
che tu hai bisogno di me.
Ti offro quanto ho,
le mie cose, i miei beni,
le mie ricchezze
e i miei soldi.
Metto tutto quanto ho
a tua disposizione, distribuisco i miei beni
tra i poveri,
per poter fare in modo
che fruttino cento volte tanto.
Ti offro le mie competenze
e le mie qualità,
la mia intelligenza
e la mia volontà,
la mia capacità di ascolto,
la mia delicatezza,
la mia tenerezza.
Metto tutto al tuo servizio,
per qualunque incombenza
tu mi chieda.
Ti offro la mia vita,
il mio cuore, tutto me stesso,
perché solo donando
posso salvare
non tanto me stesso,
ma tutti coloro
che tu mi hai affidato.
Posso entrare con te, Signore,
nel tuo regno d’amore?
Amen.