SOGNO DI UN PARROCO IN UNA GIORNATA DI MEZZO INVERNO

SOGNO DI UN PARROCO IN UNA GIORNATA DI MEZZO INVERNO

Permettetemi di sognare. Di farlo a occhi aperti. Non è un sogno estemporaneo, come quelli che frullano nel sonno, ma un pensiero che mi ritorna in continuazione in questi tempi. Si è precisato dopo l’incontro con il Consiglio Pastorale, dove ho tentato di presentarlo ed è stato valutato e criticato da più parti, costringendomi a rivederlo e renderlo più consono a quello che è: un sogno da condividere. Ringrazio per questo tutto il Consiglio Pastorale che ha fatto il suo dovere: consigliare! Consigliare per trovare insieme gli obiettivi, le linee e le strategie pastorali della nostra Comunità.

Dico subito che il sogno di mezzo inverno è stato sollecitato dall’invito rivolto a tutti per collaborare alla variante del Piano del Governo del Territorio. Non voglio però invadere ambiti e competenze altrui, solo esprimere un sogno. Se poi questo sogno può stimolare scelte personali o comunitarie, a livello spirituale o civile, ben venga.

Che cosa sogno dunque? Sogno che Pero, tutta la cittadina di Pero (compresa Cerchiate) esprima il meglio di se stessa, sviluppi la sua identità, la sua “vocazione” (per dirla con un termine legato alla fede).

Vorrei che fra dieci anni tutti coloro che vivono a Pero o che qui sono venuti ad abitare possano ritrovarsi ancora più uniti nell’essere ciò che Pero ha sempre mostrato di essere: una cittadina accogliente.

Qui devo spiegarmi meglio. Non immagino semplicemente un luogo dove si sta bene. Sogno una Pero (e Cerchiate) che accolga tutti.

Da molti decenni Pero e Cerchiate hanno accolto tante persone. Venivano e vengono ancora da tutte le regioni d‘Italia e da tutti i continenti. Tanti si sono fermati e si sono messi a loro volta ad accogliere. Questa mi sembra essere la Pero più vera. Lo stesso vale per Cerchiate.

Se è vera l’etimologia che fa derivare il termine “Pero” da “per-Rho”, strada “verso Rho”, allora anche il nome indicherebbe che Pero non è sorta intorno a un centro o una piazza, ma a una strada (il Sempione). Noi di Pero e Cerchiate saremmo al servizio di chi percorre la strada, di chi viaggia o si muove, di chi passa da noi. Questa sarebbe la nostra identità o “vocazione”.

Sogno dunque una cittadina dove chi qui vive non cerca semplicemente di trovarsi bene, ma di servire chiunque qui passi perché possa star bene insieme a noi. Quanti, poi, decideranno di fermarsi si metteranno a loro volta al servizio di tanti altri “passanti”.

Con il sorgere del MIND qui vicino in tanti cercheranno una sistemazione nei dintorni. Un gran parte saranno professionisti e persone di alto livello culturale, ma altrettanti saranno persone semplici, al servizio di quegli ambienti e di chi lì svolgerà la sua attività. In ogni caso saranno persone ricche di umanità.

Facilmente passeranno da Pero, vorranno fare una passeggiata, bere un caffè, trovare un po’ di verde, un ristoro, Potremo offrirglielo e sarà fonte di un giusto reddito. Ecco perché sarà importante qualificare il nostro territorio, arricchirlo di strade e piste pedonali (o ciclabili), con adeguati esercizi commerciali… ma qui sto uscendo dalle mie competenze e mi fermo.

La mia attenzione si ferma su tutti coloro che non avranno disponibilità economiche o culturali adeguate e cercheranno un aiuto per le necessità più varie. Per esempio avranno bisogno di un letto.

A questo punto il mio sogno si fa audace. Sogno una Pero dove tutti possano trovare un pasto, un lavoro semplice, un alloggio adeguato alle proprie possibilità (dalla casa in affitto al dormitorio pubblico!), una cura, un consiglio o qualsiasi tipo di aiuto.

Insomma, per essere accogliente la nostra cittadina dovrà essere sempre più bella e ricca di offerte, ma soprattutto dovrà essere animata da persone con il desiderio di prendersi cura di tutti, persone competenti, professionisti e volontari, capaci di offrire, non solo ai Peresi, i più svariati servizi ben organizzati.

Il sogno si fa impegnativo. Comporta tante persone che sappiano farsi carico di altri. Implica che la nostra Comunità di credenti cresca e si formi sempre più nel prendersi cura di tutti, iniziando dagli ultimi. Chiede che i nostri figli siano educati nella logica del Vangelo che fa del servizio un valore (ecco l’importanza degli oratori) e che ci impegna tutti per un bene comune.

A questo punto il sogno vuole guardare la realtà. Noi stiamo vivendo un periodo unico e pieno di opportunità. Sappiamo che l’Italia (e in modo particolare anche il territorio in cui viviamo) si trova ad avere risorse da investire, ma devono essere investite con criterio. Se sapremo appassionarci e raccoglierci attorno a un progetto che ci qualifichi e ci inserisca in un quadro più grande, potremo crescere. Noi cristiani abbiamo qualcosa da dire, perché il Vangelo ci ispira. Ma dobbiamo prendere consapevolezza di tutto questo e avere la pazienza di diventare competenti, secondo le potenzialità di ciascuno.

Ecco perché ho voluto raccontarvi il mio sogno.

don Maurizio.