OMELIA PER LA DOMENICA DELLE PALME 2022
Il nostro cammino di Quaresima sta volgendo al termine e ci porta a contemplare più profondamente la croce di Gesù, la sua passione e morte, il suo dolore.
Anche la Parola di Dio ci invita a contemplare il dolore di Gesù.
Nel Vangelo Maria di Betania, la sorella di Lazzaro, senza dire nulla, ci dà l’esempio: guarda Gesù e riconosce, in anticipo, la sua passione e morte.
Anche l’epistola, la lettera agli Ebrei ci invita a guardare Gesù e la sua sofferenza.
L’intensa pagina di Isaia ci presenta la figura del sevo sofferente. Forse il profeta pensa a qualcuno che ha sofferto durante la deportazione in Babilonia, oppure a tutto il popolo ebraico martoriato. Noi cristiane vi riconosciamo un anticipo della croce di Gesù. Ci accorgiamo che questa sofferenza non è inutile. Anzi è fonte di salvezza.
Non è mai facile guardare il dolore e la morte. Nell’ultimo mese ci sono state proposte immagine terribili di dolore. Possiamo vedere di dolore fisico, di morte e distruzione. Possiamo vedere e riconoscere anche un dolore che entra più in profondità e genera lacerazioni interiori, come le incomprensioni, le umiliazioni e i fallimenti. C’è anche il dolore di chi ha perso tutto!
Non è facile guardare il dolore!
La prima reazione è quella di voltare la faccia di ignorare chi soffre, di prenderne le distanze, di non pensarci.
Non sempre è possibile. Allora ecco che cerchiamo di giustificare il dolore, convincendoci che chi soffre “se l’è cercata!”. Possiamo compatirlo con un banale “poverino! Mi dispiace”, ma poi non si fa più nulla.
C’è anche chi si rinchiude nel suo dolore, pensando che sia più grande di quello di tanti altri.
Altre volte ci capita di essere persino cinici, di godere del dolore altrui, perché comunque il dolore ci attira (psicologicamente ci attira perché dobbiamo difenderci…).
Non ci rendiamo conto che tante volte proprio noi provochiamo dolore e, se ce ne rendiamo conto, banalizziamo il tutto.
In tutti questi casi il dolore ci separa, ci chiude in noi stessi, distrugge i nostri cammini, non ci fa camminare insieme.
Ma se guardiamo la croce di Gesù, se ci lasciamo guidare dalla sua parola, il dolore ci può unire.
Se guardiamo la croce di Gesù impariamo a farci vicini a chi soffre, a stargli accanto, allargando lo sguardo dal suo dolore a tutta la persona, con le sue ricchezze e capacità di amare.
Possiamo, poi, guardare con un occhio diverso il dolore, accorgendoci di quanto dolore anche noi abbiamo provocato. Nasce così un sentimento di vergogna che ci spinge a chiedere perdono, sia a Gesù sia a chi soffre.
Possiamo provare anche noi dolore, sia risvegliando il nostro dolore, sia provando noi dolore accanto a chi soffre, provando il suo stesso dolore, sia riconsiderando il nostro dolore, per meglio capre chi soffre.
Ci accorgiamo, sulla nostra pelle, quanto è ingiusto ogni dolore, quanto contraddice il progetto che Dio ha pensato per noi, quando ci ha creato.
Si risveglia così in noi il desiderio di fare qualcosa, di combattere il dolore e l’origine del male. Dobbiamo però aspettare, rischiamo di alimentare altro male e altro dolore. Prima dobbiamo tornare a guardare la croce di Gesù e, con Lui, capiremo che al male si risponde solo con il bene.
Potremo così fare come Gesù. Allontaneremo ogni pensiero di vendetta o di rivalsa. Muoveremo insieme passi di condivisione, passi che ridanno speranza, passi di salvezza.
Ecco qui il dolore che ci unisce e ci fa camminare insieme. Il dolore che costruisce una pace vera, il dolore che salva, come la Croce di Gesù.
Ora possiamo vivere questa Eucaristia con un animo rinnovato e con lo sguardo rivolto alla croce di Gesù e a tutti sofferenti del mondo.
don Maurizio
Cammina con noi, Signore.
Cammina con noi verso la croce.
Ti seguiremo per esserti vicino,
per farci accanto a ogni croce
che strazia la carne e il cuore
di tanti uomini e donne.
Non vogliamo voltare la faccia
di fronte al dolore,
non vogliamo giudicare
con la superficialità di chi accusa dicendo che chi soffre
“se l’è cercata”,
non vogliamo compatire
con quella falsa pietà
di chi non va oltre
un po’ di commozione,
ma non si compromette,
non vogliamo mettere davanti
il nostro dolore,
ritenendolo più importante,
non vogliamo cinicamente godere di chi soffre.
Ma vogliamo capire,
condividere,
soffrire con chiunque soffre,
provare lo strazio
di chi piange…
e vogliamo guardare te,
Signore Gesù,
contemplare la tua croce
per ripartire con te,
dall’amore condiviso.
Amen.