Saluto di don Maurizio alla Comunità Pastorale

Saluto di don Maurizio alla Comunità Pastorale

18 settembre 2022 – III domenica dopo il martirio di San Giovanni il Precursore

Saluto a Pero e a Cerchiate

Omelia

La Parola di Dio che abbiamo ascoltato è tutt’altro che di facile comprensione.

Tra i numerosi contenuti ne sottolineo uno solo: la testimonianza.

Gesù, nel Vangelo, parla con i Giudei, che non vogliono accettarlo e seguirlo come salvatore, come colui che dà la vita (con le sue opere di bene) e che giudica con verità. Come scusa dicono che non ha testimoni credibili che lo presentino, ne servirebbero almeno due, secondo la legge del tempo. Gesù risponde che un testimone c’è: Giovanni Battista che lo ha indicato come Messia, ma non l’anno accolto. Un secondo testimone sono l’insieme delle opere che Gesù sta compiendo, opere buone che danno vita e opere di chi giudica in modo giusto… Poi indica altri due testimoni, Dio Padre e le Scritture, ma non sono nel brano che abbiamo ascoltato.

Anche il brano della lettera agli Ebrei parla di una moltitudine di testimoni che, con la loro fede, ci spingono a seguire Gesù, anzi a correre tenendo fisso lo sguardo su di Lui.

La pagina del profeta Isaia è un po’ diversa. Qui è Dio che si fa testimone del suo popolo. Israele è messo di fronte ai suoi peccati, ci sarebbe motivo per escluderlo dalla salvezza, ma Dio cancella le sue colpe e lo rassicura, lo chiama addirittura “Iesurùn”, parola difficile da tradurre, potrebbe indicare pressappoco “giusto” o “buono”: è come se Dio dicesse: “Io lo so che in fondo sei bravo e ne sono testimone!”.

Nascono da qui tanti spunti di riflessione.

Potrei, per esempio, chiedermi e chiedere a voi quali siano i motivi e le testimonianze che più ci sostengono e spingono a seguire Gesù. Voi sapete dirli?

Oppure potrei soffermarmi a pensare alle tante persone che mi stanno dando testimonianza per quello che un po’ ho cercato di essere e fare a Pero. So che ce sono tante altre che potrebbero criticarmi e so anche che avrebbero ragione. Ma mi fa piacere sapere che, in fondo, anch’io sono un po’ “Iesurùn”, un po’ bravo!

Preferisco, però, provare a essere io testimone per voi, sia per voi che siete la Comunità dei credenti che vive in Pero e Cerchiate, sia per voi che siete la cittadinanza di Pero e Cerchiate. Perché io ho camminato con voi per nove anni e ho avuto modo di conoscere tanti vostri difetti e peccati, ne sono stato coinvolto in prima persona e sono diventati, almeno in parte, anche i miei difetti e peccati. Per lo stesso motivo ho però toccato con mano tante vostre potenzialità e perciò anch’io posso dire – come il Signore Dio dice al suo popolo – che siete “Iesurùn”, che, in fondo, siamo bravi, siamo una bella Comunità!

Sono tanti i motivi che mi portano a darvi questa bella testimonianza. Mi permetto perciò ora di darvi tre esempi, tre testimonianze della vostra bontà o bellezza.

1. La prima testimonianza è quella di una Comunità che non si rassegna. Siamo certamente pieni di difetti, quante volte ci siamo detti che siamo divisi, frantumati, con quanta facilità ci escludiamo l’un l’altro perché pensiamo in modo diverso. Verrebbe voglia di rompere e vivere sfilacciati, ognuno rischiuso nelle sue convinzioni. Ma non ci rassegniamo. Ripartiamo sempre. Ho visto tante volte persone schierate su fronti opposti, ricominciare e lavorare insieme, in tante occasioni. Ho provato a dialogare tante volte con chi non si sente parte della Chiesa, ho provato a far dialogare forze politiche contrapposte e, più difficile ancora, contrapposizioni legate a motivi più personali. Ho visto soffrire per queste contrapposizioni che generano astio. E ho visto che si può lavorare insieme. L’ho visto nelle feste patronali di Pero e Cerchiate o nell’organizzare qualche evento insieme, l’ho visto quando ci siamo mossi nella non ancora finita pandemia, l’ho visto ogni volta in cui ci siamo messi ad ascoltarci, anche se non abbiamo cambiato parere e siamo poi ricaduti nei giudizi negativi scambiati l’un l’altro. Perciò io sono testimone che non ci rassegniamo a vivere divisi. In fondo siamo “Iesurùn”, un po’ bravi!

2. La seconda testimonianza è quella di una comunità che accoglie e sa farsi vicina. So bene che tante volte abbiamo escluso persone, le abbiamo giudicate, le abbiamo spinte ad allontanarsi e andare altrove. Però so che Pero è cresciuta accogliendo tante persone che venivano dalla Calabria e da tutte le regioni d’Italia, e poi dall’America Latina e da tutto il mondo. So che siamo stati solidali e compatti. Abbiamo una Caritas molto attiva, sappiamo offrire aiuti concreti, gestiamo situazioni difficili. Non riusciamo a risolvere tanti problemi, ma ci proviamo. Sappiamo farci molto vicini in momenti difficili. In almeno due occasioni ho toccato con mano una Comunità profondamente unita, in occasione di due lutti: alla morte del giovane Alexi e alla morte del nostro Guido. Perciò io posso testimoniare che sappiamo accogliere e, almeno, che ci sforziamo di farlo, mettendoci anche in gioco. In fondo siamo “Iesurùn”, un po’ bravi!

3. La terza testimonianza ci dà molta speranza e ci apre fiduciosi ai prossimi difficili tempi che ci attendono. È la testimonianza di una comunità giovane. So bene che l’emergenza educativa tocca anche noi, che tanti giovani non hanno riferimenti, non colgono i valori più importanti, sono in balìa di tanti interessi di parte. Però ho visto ragazzi, adolescenti e giovani che mi fanno ben sperare. Sono giovani che si impegnano per gli altri, che studiano e trovano il tempo di mettersi al servizio. Sono giovani che pregano e ne sono contenti, che si ritrovano in una sincera amicizia e si fanno carico di tanti ambiti della nostra vita comune. Potranno essere frutto dell’impegno dei nostri sacerdoti oppure di una comunità che prega o di genitori che ancora sanno trasmettere qualcosa di bello… o di tutti insieme. Ma questi giovani sono una presenza significativa e possono fare la differenza. Sono il segno che, nonostante tanti errori, sappiamo ancora trasmettere la fede e con la fede la vita che cresce e si comunica. Siamo, almeno un po’, “Iesurùn”, bravi!

Permettetemi, a conclusione di esprimere la gioia di aver camminato con voi, di essere cresciuto (e invecchiato) con voi, raccogliendo l’eredità dei sacerdoti che mi hanno preceduto: di don Giacinto, don Claudio, don Antonio, don Pierangelo, e tutti i don Giuseppe, per fermarmi ai soli parroci. Ringrazio poi in modo particolare don Alessio, don Simone, don Marko e don Giacomo, perché sono stati preziosi collaboratori e veri fratelli nel ministero. Grazie a tutti coloro che mi sono stati più vicini sia con la preghiera che con il loro servizio, senza il quale non avrei potuto svolgere il mio ministero. E grazie, anche a don Andrea, che prenderà il mio posto, ma non sarà certamente come me, sarà se stesso ed è giusto che così sia accolto, accompagnato e seguito così.

Siete voi quella schiera innumerevole di testimoni che con la loro fede ci permettono di seguire Gesù.

don Maurizio