PENSIERO DI PENTECOSTE

PENTECOSTE: IL DONO DELLA SEMPLICITÀ

“Tutti furono colmati di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue, nel modo in cui lo Spirito dava loro il potere di esprimersi” (At 2,4).

Mi piacerebbe avere anch’io il dono delle lingue. Invece mi ritrovo qui, senza mai aver imparato l’inglese, confuso davanti allo spagnolo, spaventato nel mio prossimo viaggio in Quebec dal dovere riprendere in mano un francese ormai dimenticato, rassegnato da un fallito tentativo imparare il tedesco. Purtroppo trovo molto complicato mettermi a studiare altre lingue e capire i meccanismi di altre culture.

Più ancora mi piacerebbe potermi far capire, riuscire, con le mie parole, ma anche con le mie scelte e soprattutto con i miei atteggiamenti e la mia presenza, a trasmettere quella fede e quell’amore che provo. Vorrei poter dire quanto il Vangelo mi affascina e mi rinnova ogni giorno, sollecitandomi costantemente a vedere il bello della vita e ad affrontarla secondo lo stile di Gesù. Invece mi ritrovo qui, bloccato dal mio peccato, che insinua dentro di me forme di egoismo e chiusura, che mi fa mettere davanti i miei progetti e le mie comodità, che mi spinge ad affermare solo me stesso, che mi inietta il veleno della paura, che mi suggerisce di non provare neppure a vivere d’amore e di fede, che spegne la mia speranza. Purtroppo il peccato complica molto la mia vita.

Mi piacerebbe poter capire davvero tutti. Al di là della lingua parlata, vorrei poter vedere nel loro intimo, cogliere i desideri di ciascuno, condividere ogni sofferenza. Invece mi ritrovo qui, segnato dal mio peccato, incapace di accorgermi di chi sta male, distratti dalle mille incombenze, lento nel rendermi conto che devo intervenire, farmi presente, consolare, esortare, amare… Purtroppo mi sento schiacciato da questa complessità, frastornato dalle infinite situazioni di bisogno che bussano alla mia porta, insospettito dalla possibilità di essere usato e manipolato, irritato dall’idea di farmi carico di sempre nuove situazioni di bisogno, incapace anche di farmi aiutare e di organizzare le disponibilità che pure ricevo.

Allora io vorrei chiedere allo Spirito santo il dono della semplicità.

Non il dono del semplicismo, che interpreta la realtà a blocchi, che spara giudizi su tutti, soprattutto su chi ostacola i miei progetti. Non il semplicismo di chi ragiona per sentito dire o di chi ha già in mente chi sono i buoni o i cattivi…

Vorrei la semplicità dell’amore, di chi sa che ogni persona può amare, ma soprattutto ha bisogno di scoprire un amore. Vorrei ascoltare tutti, cogliere le potenzialità di ciascuno, trasmettere a ogni uomo o donna, giovane, adulto o anziano, quell’amore di cui ha bisogno. Vorrei collaborare con tutti, scoprendo che cosa ciascuno possa offrire non tanto a me, ma al bene di tutto il mondo. Ma per questo ho bisogno della semplicità dell’amore, superando tutte le complicazioni del peccato. É la semplicità dello Spirito santo, è la semplicità dell’amore vero, come quello di Dio.

don Maurizio