OMELIA Messa Vigiliare di Natale
Lettura del primo libro di Samuele 1, 7c-17
In quei giorni. Anna si metteva a piangere e non voleva mangiare. Elkanà, suo marito, le diceva: «Anna, perché piangi? Perché non mangi? Perché è triste il tuo cuore? Non sono forse io per te meglio di dieci figli?».
Anna si alzò, dopo aver mangiato e bevuto a Silo; in quel momento il sacerdote Eli stava seduto sul suo seggio davanti a uno stipite del tempio del Signore. Ella aveva l’animo amareggiato e si mise a pregare il Signore, piangendo dirottamente. Poi fece questo voto: «Signore degli eserciti, se vorrai considerare la miseria della tua schiava e ricordarti di me, se non dimenticherai la tua schiava e darai alla tua schiava un figlio maschio, io lo offrirò al Signore per tutti i giorni della sua vita e il rasoio non passerà sul suo capo».
Mentre ella prolungava la preghiera davanti al Signore, Eli stava osservando la sua bocca. Anna pregava in cuor suo e si muovevano soltanto le labbra, ma la voce non si udiva; perciò Eli la ritenne ubriaca. Le disse Eli: «Fino a quando rimarrai ubriaca? Smaltisci il tuo vino!». Anna rispose: «No, mio signore; io sono una donna affranta e non ho bevuto né vino né altra bevanda inebriante, ma sto solo sfogando il mio cuore davanti al Signore. Non considerare la tua schiava una donna perversa, poiché finora mi ha fatto parlare l’eccesso del mio dolore e della mia angoscia». Allora Eli le rispose: «Va’ in pace e il Dio d’Israele ti conceda quello che gli hai chiesto».
Vorrei condividere con voi alcuni doni che ho ricevuto per questo Natale.
Non si tratta di panettoni, cioccolatini, libri o camicie…
Sono doni che non sembrano subito doni.
1. Il dono delle lacrime.
Potrebbe essere uno di quei doni che non vorresti mai ricevere, che ti lasciano deluso e creano amarezza dentro.
Io parlo del dono di persone che piangono e che mi è concesso di accostare, persone che hanno il cuore spezzato, che hanno visto la loro vita distrutta; forse hanno fatto qualche grosso errore, oppure hanno dovuto subire una prepotenza o sono rimasti schiacciati dalla fatalità. Sono anche persone ridotte a vivere ai margini, spesso vorrebbero non vivere più, sempre non vedono soluzioni …e piangono.
Piangono così come piange Anna nella lettura del primo libro di Samuele,; Anna, che pure è amata dal marito ma che si sente fallita come donna, piange perché non riesce ad avere figli, piange davanti all’arca dell’Alleanza. Io mi sento un po’ come il vecchio Eli, il sacerdote che la vede, ma non si accorge del suo dolore, la giudica ubriaca e la rimprovera. Quando intuisce il suo dolore, la scarica con frasi di circostanza “Va’ in pace” e un banale augurio. Non si rende conto che le sue parole (“ Il Signore ti conceda quello che gli hai chiesto”) si realizzeranno. Anna sarà a presto la mamma di Samuele, l’ultimo dei giudici di Israele.
Eli nasconde in sé motivi personali per piangere lui: ha fallito come padre perché i suoi figli lo hanno deluso, approfittano del potere che la casta sacerdotale concede loro per essere prepotenti e cattivi. Il fatto è che le lacrime danno fastidio, sia a chi piange sia che vede piangere. Le lacrime danno fastidio perché rivelano la nostra incapacità, il nostro limite, ci convincono del nostro fallimento…
Ma le lacrime possono essere condivise. Ecco perché sono un dono. Quando sono condivise dispongono alla consolazione e aprono al dono di prospettive nuove.
2. Il dono del tempo.
Non penso a un di più di tempo, di ore, di minuti o anni. Non penso a una vita che si allunga, e neppure alla possibilità di fare tante cose e provare molte più esperienze.
Parlo del tempo dell’attesa, da vivere come dono. Parlo di quel tempo che spesso ci rende nervosi, perché sembra sprecato. Parlo del tempo necessario per crescere e maturare, per far crescere e far maturare.
A noi le attese snervano, vorremmo tutto e subito. Ci sembra che le promesse legate all’attesa siano un trucco per non mantenerle (e le promesse di Dio sono sempre legate a un’attesa, salvo poi scoprire che Lui c’è già, come vedremo tra poco). Vorremmo che tutto arrivasse senza fatica, senza un nostro cammino di formazione ed educazione. Invece abbiamo bisogno di tempo: tempo per nascere, tempo per crescere, per capire, per condividere, per gustare, assaporare, contemplare. La fretta è infatti un’arma del diavolo.
Il dono del tempo è anche il dono della vecchiaia, il tempo in cui rendiamo conto di quante cose sono avvenute, quante sono cambiate, di quanto la vita ci è sfuggita, di quanto dobbiamo lasciare…
Il dono del tempo ci permette di lasciar fare a Dio al suo amore seminato tra noi da un bimbo che nasce, ed è il Figlio di Dio!
Ma il dono del tempo è anche quello che ci permette di accorgerci che il Signore viene, anzi è già qui. Ma questo è il terzo dono.