Ermanno Croera
OMELIA PER LE ESEQUIE
Ogni volta che mi trovo davanti al mistero della morte, la fede mi invita ad andare oltre. Non a passare ad altro, non a continuare come se niente fosse, ma a cogliere quale aspetto dell’amore scaturisca da quella vita, da quell’amore. Per far questo non devo mai fermarmi alla prima e superficiale reazione, ma ho bisogno di essere illuminato dal Vangelo.
La vita vale grazie a questo “oltre”.
Gesù stesso ci insegna da andare oltre, per esempio quando ci racconta le parabole. Ci spinge a leggere più in profondità quanto viviamo, per coglierne la presenza dell’amore di Dio.
Anche la vita di Ermanno è andata oltre, e non nel senso banale che ormai non c’è più. È andata oltre perché, anche fino a pochi giorni fa, fino all’ultimo, ci ha mostrato ricchezze e valori grandissimi, qualcosa che parla di Dio.
La mia preghiera si è lasciata stimolare dalla parabola dei talenti, che ci è appena stata proclamata. È una delle cosiddette parabole escatologiche, che ci aiutano cioè a guardare il definitivo, l’eterno che il Signore ha in serbo per noi.
Che cosa indicano i talenti?
I talenti sono l’equivalente del denaro. Potrebbero essere lingotti d’oro, ciascuno dal valore enorme. Uno solo era una grande ricchezza, l’equivalente di tanto denaro, di tanti soldi.
Attraverso la vita di Ermanno il Signore Dio ci insegna il valore dei soldi.
La parabola invita non ad arricchirci, non ad accumulare, ma ad amministrare bene le ricchezze materiali, ci esorta a saperli usare bene.
È risaputo. Ermanno sapeva usare bene i soldi, li gestiva con precisione, non gli sfuggiva nulla. Ma non si è arricchito, lo faceva per amministrare bene l’oratorio, così come – immagino – amministrava bene la sua famiglia e la sua attività lavorativa di quando gestiva un bar qui vicino.
Anche lui, servo buono e fedele, sapeva essere fedele nel poco, nel quotidiano, nella gestione più spicciola.
Ma dobbiamo andare oltre le ricchezze materiali. Esse sono solo un mezzo per esplicitare qualcosa che vale molto di più.
I talenti, proprio grazie a questa parabola, nel nostro linguaggio comune esprimono altro. Indicano le doti e le qualità umane. È questo che intendiamo quando usiamo l’espressione …avere talento”. Sono doti umane che non dobbiamo tenere per noi, ma mettere a disposizione di tutti, affinché crescano e si diffondano.
Attraverso la vita di Ermanno il Signore ci insegna a saper coltivare le nostre qualità umane.
Ermanno aveva una forte umanità, la manifestava, per esempio, con i bambini. Il suo carattere burbero non spaventava nessuno, ma lo rendeva ancora più simpatico. Coglieva la ricchezza delle persone, sapeva valorizzarle. Coglieva, con precisione, ma anche senza cattiveria, i nostri difetti.
Era premuroso, attento e servizievole. Non so dire se fosse una dote naturale o se avesse imparato nel suo lavoro di cameriere.
Quando, quindici anni fa, la moglie lo ha lasciato con grande dolore, non si è rinchiuso, ma ha trovato nell’Oratorio il modo per far crescere ancor di più la sua umanità. Il dolore è stato enorme, perché per lui i legami sono sempre stati importanti e quelli della sua famiglia sono ancora una ricchezza immensa, ma ha saputo ripartire. É andato oltre.
Anche noi non possiamo fermarci alle sue o nostre doti umane, qui c’è di più. Dobbiamo andare ancora oltre.
I talenti, nella parabola e nelle intenzioni dell’evangelista, indicano qualcosa con ancora più valore. Indicano la carità. Indicano il valore più grande: l’amore. I talenti sono donati, non sono dei servitori, proprio come l’amore di Dio che noi riceviamo, e che non dobbiamo nascondere in una buca del terreno, ma offrire a tutti.
Ermanno ha riscoperto sempre più di essere amato da Dio, ha riscoperto la fede. Non che prima non credesse, ma quando ha provato a farsi guidare dall’amore di Dio, quando si è messo in gioco nell’oratorio, nella Chiesa, quando si è speso fino in fondo per gli altri, ha capito che davvero l’amore, e solo l’amore, tutto salva.
Mi piacciono le parole dell’apostolo Paolo al discepolo Timòteo. Racconta della sua vita che, a un certo punto, ha incontrato Gesù, ha trovato la misericordia divina, la grazia di Dio. Così si è messo totalmente al servizio del Vangelo. È andato oltre.
Anche la vita di Ermanno ora è andata oltre. Si è spesa fino in fondo per i suoi cari (a cui siamo vicini e ai quali esprimiamo il nostro cordoglio), per l’oratorio, per la Chiesa, per il servizio del Signore. Ora è oltre, oltre la nostra esperienza, ma riposta saldamente nella mani di Dio.
Letture per le esequie di ERMANNO CROERA
EPISTOLA (1Tim 1,12-17)
Prima lettera di san Paolo apostolo a Timoteo
Carissimo, rendo grazie a colui che mi ha reso forte, Cristo Gesù Signore nostro, perché mi ha giudicato degno di fiducia mettendo al suo servizio me, che prima ero un bestemmiatore, un persecutore e un violento. Ma mi è stata usata misericordia, perché agivo per ignoranza, lontano dalla fede, e così la grazia del Signore nostro ha sovrabbondato insieme alla fede e alla carità che è in Cristo Gesù. Questa parola è degna di fede e di essere accolta da tutti: Cristo Gesù è venuto nel mondo per salvare i peccatori, il primo dei quali sono io. Ma appunto per questo ho ottenuto misericordia, perché Cristo Gesù ha voluto in me, per primo, dimostrare tutta quanta la sua magnanimità, e io fossi di esempio a quelli che avrebbero creduto in lui per avere la vita eterna. Al Re dei secoli, incorruttibile, invisibile e unico Dio, onore e gloria nei secoli dei secoli. Amen.
Parola di Dio.
SALMO (dal Salmo 144)
Rit.: Il Signore salva tutta la mia vita.
O Dio, mio re, voglio esaltarti
e benedire il tuo nome in eterno e per sempre.
Ti voglio benedire ogni giorno,
lodare il tuo nome in eterno e per sempre.
Una generazione narra all’altra le tue opere,
annuncia le tue imprese.
Il glorioso splendore della tua maestà
e le tue meraviglie voglio meditare.
Misericordioso e pietoso è il Signore,
lento all’ira e grande nell’amore.
Buono è il Signore verso tutti,
la sua tenerezza si espande su tutte le creature.
Il Signore è vicino a chiunque lo invoca,
a quanti lo invocano con sincerità.
Il Signore custodisce tutti quelli che lo amano,
ma distrugge tutti i malvagi.
CANTO AL VANGELO (Cfr. Es 15,2a)
Alleluia, alleluia
Mia forza e mio canto è il Signore,
egli mi ha salvato.
Alleluia
VANGELO (Mt 25,14-30)
Lettura del Vangelo secondo Matteo
In quel tempo. Gesù diceva: «Avverrà infatti come a un uomo che, partendo per un viaggio, chiamò i suoi servi e consegnò loro i suoi beni. A uno diede cinque talenti, a un altro due, a un altro uno, secondo le capacità di ciascuno; poi partì. Subito colui che aveva ricevuto cinque talenti andò a impiegarli, e ne guadagnò altri cinque. Così anche quello che ne aveva ricevuti due, ne guadagnò altri due. Colui invece che aveva ricevuto un solo talento, andò a fare una buca nel terreno e vi nascose il denaro del suo padrone. Dopo molto tempo il padrone di quei servi tornò e volle regolare i conti con loro. Si presentò colui che aveva ricevuto cinque talenti e ne portò altri cinque, dicendo: “Signore, mi hai consegnato cinque talenti; ecco, ne ho guadagnati altri cinque”. “Bene, servo buono e fedele – gli disse il suo padrone –, sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone”. Si presentò poi colui che aveva ricevuto due talenti e disse: “Signore, mi hai consegnato due talenti; ecco, ne ho guadagnati altri due”. “Bene, servo buono e fedele – gli disse il suo padrone –, sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone”. Si presentò infine anche colui che aveva ricevuto un solo talento e disse: “Signore, so che sei un uomo duro, che mieti dove non hai seminato e raccogli dove non hai sparso. Ho avuto paura e sono andato a nascondere il tuo talento sotto terra: ecco ciò che è tuo”. Il padrone gli rispose: “Servo malvagio e pigro, tu sapevi che mieto dove non ho seminato e raccolgo dove non ho sparso; avresti dovuto affidare il mio denaro ai banchieri e così, ritornando, avrei ritirato il mio con l’interesse. Toglietegli dunque il talento, e datelo a chi ha i dieci talenti. Perché a chiunque ha, verrà dato e sarà nell’abbondanza; ma a chi non ha, verrà tolto anche quello che ha. E il servo inutile gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti”.
Parola del Signore.