RICUCIRE PERO: Considerazioni di un parocchiano dopo l’incontro con don Luigi Ciotti
13 settembre 2016
Ricucire Pero secondo Don Luigi Ciotti.
Ogni tanto capita di imbattersi in una di quelle serate che aiutano a ritrovare i lumi della ragione. Insomma che voglio dire? Voglio dire che sentire parlar una persona, un sacerdote, un uomo come don Luigi Ciotti arricchisce dentro. Sentirlo poi nell’ambito della festa patronale è stato bellissimo perché, forse non volendo, ha spiegato il titolo della festa RICUCIRE PERO a coloro che molto superficialmente hanno giudicato una provocazione o peggio ancora, una ingerenza della parrocchia nelle beghe politiche o partitiche della città. In molti si sono allarmati ma bastava chiedersi un po’ più pacatamente e sopratutto con la mente sgombra da pregiudizi, come mai il parroco abbia scritto quelle due parole? Bisognava semplicemente pensare che il parroco non è un uomo politico ma un uomo del Vangelo. Ma, a togliere ogni dubbio sulla questione, è stato don Luigi dicendo che per ricucire Pero, ma non solo Pero, bisogna prima ricucirsi dentro, singolarmente. Se vogliamo avere una città unita, che guardi nella stessa direzione del bene comune, e non vogliamo una città litigiosa, rancorosa nelle sue componenti, che si oppone a prescindere, dobbiamo prima ricucire noi stessi che apparteniamo a questa comunità. Ecco l’imperdonabile ingerenza: un richiamo, una raccomandazione o un consiglio a “guardarsi dentro” e forse anche a scendere dal piedistallo. Siamo troppo presi a puntare gli occhi in avanti, verso gli altri e difficilmente verso noi stessi. Se il parroco ha sentito il bisogno di usar la parola “ricucire” vuol dire che sente e denuncia una comunità “strappata” una comunità che si sfilaccia come un tessuto logoro, una città che ha bisogno urgente di essere riparata. Naturalmente non si parla di politica, anzi se proprio vogliamo farlo, la politica in questo ragionamento, potrebbe rappresentare la cartina tornasole proprio degli sfilacciamenti della società. Si scrive Ricucire Pero ma si pronuncia “ripariamo i nostri strappi personali, nelle nostre famiglie, nel lavoro, nelle associazioni e in tutti gli ambiti che viviamo”. Si tratta di un modo per ritrovare la serenità ma anche trasformarsi in uno strumento di pace. Non possiamo chiedere sempre agli altri di fare questo o quello, non possiamo sempre metterci sulla cattedra e pontificare, dobbiamo prima di tutto capire e accettare di essere ” sfilacciati” di avere una coscienza logora, chi più chi meno. Questo è il messaggio della festa di Pero non un tentativo di appropriarsi di ruoli che appartengono ad altre missioni.
Un altro motivo per cui la serata con don Ciotti è stata una vera occasione di valore è aver ricevuto la conferma che a Pero abbiamo avuto, fra gli altri, dei veri maestri di vita. Quando don Luigi ha detto che al Nord, e quindi anche qui a Pero, sono presenti diverse culture e persone provenienti dalle diverse latitudini d’Italia e del mondo, e che dobbiamo fare in modo che queste si debbano “fecondare” mi è sembrato di sentire il maestro Cesario Fiore che, per quanto ho avuto il piacere di conoscerlo, ha sempre lavorato con la parrocchia, con la sua associazione e da solo, quasi unicamente per mettere insieme i tratti più caratteristici e belli delle diverse culture che Pero ospita, per migliorare il vivere comune, in un ambiente comune dedicato all’accoglienza e alla solidarietà. Questo è secondo il significato di RICUCIRE PERO