OMELIA PER LA VI DOMENICA DI PASQU

OMELIA PER LA VI DOMENICA DI PASQU

VANGELO Gv 14,25-29

Lettura del Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo. Il Signore Gesù disse ai discepoli: «Vi ho detto queste cose mentre sono ancora presso di voi. Ma il Paràclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto. Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi. Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore. Avete udito che vi ho detto: “Vado e tornerò da voi”. Se mi amaste, vi rallegrereste che io vado al Padre, perché il Padre è più grande di me. Ve l’ho detto ora, prima che avvenga, perché, quando avverrà, voi crediate».

Omelia VI Domenica di Pasqua

Come siamo soliti fare un po’ in queste domeniche, ritorno qui a sedermi per entrare un po’ nelle vostre case quasi, se la liturgia lo permettesse, cosa che dubito, anche se i nostri maestri liturgia mi rimproverebbero, però, però un po’ come a sedermi attorno al vostro tavolo, con voi, a prendere un caffè. E per i malfidenti, metto le mani avanti, dicendo che non durerà fino all’ora dell’aperitivo; ecco, così anche malfidenti sono sistemati, ma dall’altra parte anche di non trovare nessuno col pigiama, quasi che fosse ancora all’inizio della mattina, questo, siamo dentro nel contesto della Festa e dell’Eucarestia perché questo è il momento in cui la comunità cristiana si raccoglie attorno al suo centro, al suo Gesù, per fare festa. Questa è la domenica.

E in questi tempi forse l’abbiamo sperimentato a maggior ragione rispetto ad altri momenti della nostra vita perché avendo quasi tutta la settimana uguale, il rischio è che anche la domenica si appiattisse ad essere una giornata tra le tante, un po’ come tutte e invece il cuore della domenica non è dato semplicemente dal fatto che non c’è lavoro, non c’è la scuola, non ci sono le faccende quotidiane. E’ dato dalla presenza del Signore Risorto: l’Eucarestia. E allora questo è il giorno in cui incontriamo il Signore Risorto.

Ma questa domenica è anche una domenica un po’ speciale perché è una domenica di vigilia. E’ la vigilia della ripresa delle Eucarestie pubbliche, dove anche la gente potrà partecipare; certo con una serie di norme, di regole, che poi dopo andremo anche a mostrare perché, perché il virus non è ancora stato debellato e quindi non è che siamo sotto una campana di vetro, ma è un giorno di vigilia perché -come è stato detto a più riprese- comincia il cuore della FASE 2 di questo tempo di quarantena, si possono andare a trovare anche gli amici, oltre che i congiunti, riprendono tante attività e chissà come riprendono dentro la fatica di questo tempo; purtroppo, purtroppo anche tante attività non riprenderanno, perlomeno adesso, nell’immediato. Però è un tempo di vigilia, come un tempo di vigilia è quello che sta vivendo Gesù con i suoi discepoli, raccontato nel brano di Vangelo che abbiamo ascoltato. Gesù è alla vigilia della sua passione e i discepoli forse non hanno ancora capito bene di che cosa si tratta; però una cosa è certa, Gesù ha questa certezza: quando capiterà l’elemento paura, l’elemento fatica, l’elemento spavento, si presenterà nella vita dei discepoli.

Come forse anche noi, alla vigilia di questo tempo tanto desiderato, sentiamo dentro il nostro cuore un po’ di ansia, un po’ di paura e Gesù usa queste parole straordinarie: <<Non sia turbato il vostro cuore, non sia turbato>>. In questo momento in cui dobbiamo affrontare la novità, in cui voi discepoli vi state per scontrare con ciò che neppure potevate immaginare, “il vostro cuore non sia turbato, abbiate fede in me – dirà Gesù – abbiate fede” e soprattutto aggiungerà “Vi lascio la pace, vi lascio la pace” perché Gesù che è uomo fino in fondo e ci insegna ad essere uomini fino in fondo e ci spinge ad avere il suo stesso pensiero -come abbiamo sentito nella seconda lettura-, è profondamente convinto che davanti ciò che si prepara per la vita dell’uomo, non è mai come il mare piatto, ma è sempre un mare agitato. Più avanti non ci stanno soltanto le cose facili, ci saranno anche quelle faticose da affrontare e gli uomini, e i cristiani sono persone che non hanno la vita facile, ma sanno affrontare queste fatiche, sanno immergersi. E’ un po’ come partire, per andare -che ne so- verso la Sardegna (ricordo) e una delle prime cose che guardavi era qual’era la forza del mare per vedere se avessi avuto un viaggio tranquillo oppure agitato, ma nonostante l’agitazione delle onde, la nave partiva perché bisognava affrontarla la cosa. La cosa che reggeva era il desiderio di raggiungere la mèta, di avere l’obiettivo e così anche il Signore dà un obiettivo ai suoi discepoli: “Vado al Padre, vado al Padre, questa sia la vostra gioia, vado al Padre”. E si dice: “Vi lascio la pace, vi lascio la pace”, ma aggiunge “non come la da’ il mondo”.

E’ difficile interpretare bene questo passato. Noi quando sentiamo parlare di pace, associamo subito all’assenza di guerra, ma a volte non avere la guerra è segno anche di immobilismo, di immobilità, non fai nulla, tanto non devi difenderti, non devi andare a cercare nulla, ti è concesso di avere una vita tranquilla e questo, questa pace offerta semplicemente perché non c’è la guerra, non è la pace di Gesù. La pace di Gesù è la pace del bambino che dorme in braccio a sua madre come ce lo indica quel bellissimo Salmo 132: “sono un bimbo sereno e tranquillo in braccio a sua madre” e quando tu vedi un bambino che sta dormendo nelle braccia della mamma, dici: “ guarda come è in pace, guarda che senso di pace”, perché la pace che vive quel bambino in braccio alla sua mamma è la tranquillità di non dover per forza conquistare il mondo, è la tranquillità e la serenità di chi non deve per forza mostrare che è più forte del mondo. Ha tutto ciò che gli serve, è amato, è custodito, è sostenuto, non deve per forza mostrarsi e farsi vedere come la persona migliore e più forte di questo mondo. No, è sereno e tranquillo, è in pace.

Anche noi chiediamo al Signore che ci doni, attraverso il dono del suo Spirito, questa pace guardando il mondo, anche se non riusciamo a governarlo in tutti i suoi aspetti, anche se non riusciamo a tenerlo sotto il nostro potere, anche se non abbiamo ancora tutte le risposte alle nostre domande, sentiamo questa pace per affrontare il mondo, questa pace che il Signore ci dà e ci offre. E anche se ci fa un po’ paura, ci spaventa questo mondo, sentiamoci custoditi, in braccio a questo Padre che sta nel cielo, che ci dice “Vai avanti, affronta questo momento, non spaventarti se non tieni sottomano il mondo”.

Mi vengono in mente le parole che l’altra sera Alessandra e Pietro nella nostra chiacchierata, loro medici, che hanno affrontato in questi tempi la grave emergenza del covid, ci dicevano: “noi uomini e donne del 2020 pensiamo ormai di avere tutte le risposte ai problemi del mondo, di poter gestire tutte le malattie, ma questo ci ha fatto capire invece, questo tempo ci ha fatto capire, che c’è ancora qualche cosa che ci sfugge, ma non per questo non dobbiamo essere uomini e donne che vivono il loro tempo. E allora come fare per andare ad affrontare con questa pace nel cuore, il mondo che ci aspetta. E’ questa ripresa, questo inizio che ci viene offerto. Io credo, innanzitutto, concentrandoci molto sul presente e non soltanto sul futuro.

C’è un ritornello nel Vangelo che ritorna, soprattutto in quello di Luca e nel libro degli Atti degli Apostoli, e il termine è “OGGI, oggi, oggi la salvezza è entrata in questa casa”. OGGI, non soltanto ieri e domani, ma soprattutto OGGI, in questo tempo che tu vivi, vivilo fino in fondo, è l’occasione che Dio ti offre per amare. E’ l’occasione che Dio ti pone sotto gli occhi per dare una risposta una risposta straordinaria con la tua passione e il tuo amore: OGGI. Se noi andiamo avanti troppo col pensiero, saremo prigionieri del “SE”, se, se capita questo, se succederà quest’altro, se verrà quest’altro e noi saremo bloccati, il Signore invece si dice ripeti dentro di te oggi, oggi. E proprio perché c’è un oggi, ringrazia, ringrazia per quello che hai, per quello che ti è stato dato, per quello che possiedi, per quell’occasione che hai sotto gli occhi in questo momento.

Lo Spirito Santo che ci è stato dato e che il Signore ci invia è anche capace di farci ricordare. E’ un verbo bellissimo RICORDARE perché noi lo associamo spesso semplicemente ad un’opera di intelligenze di testa, noi siamo molto razionalisti mentre l’uomo biblico, il credente è un uomo di cuore per cui ricordare è riportare nel cuore, riportarlo lì, nella sede della tua passione, delle tue decisioni, delle cose belle che ti sono capitate nella vita. Ricordare per affrontare il futuro è pensare che di cose belle ne hai avute tante; di persone buone nella vita ne hai incontrati tante. E allora, quando stai per vivere momenti di ansia, di fatica, pensa alle cose belle, pensa ai volti buoni e RINGRAZIA per questo. Lo Spirito Santo ti è stato dato per questo, per ricordare, per riportarli nel cuore e non farle più uscire e tenerle come tesoro prezioso. I ricordi così sono quelli che ti sostengono nei momenti di maggior fatica. Ricorda il bello che hai avuto dalla tua esistenza, ma poi forse non l’abbiamo intesa tutti -perché lo spagnolo non lo conosciamo tutti bene-, però se andiamo a rileggere la prima lettura ci accorgeremo che restano tutti affascinati dalle parole di Pietro, perché Pietro ha parole belle, parole buone da dire. Noi siamo bombardati da parole che ci mettono angoscia, da parole che ci inquietano. Anzi, quando appare, anche qualche segno di speranza, immancabilmente arriva sempre una parola che ci fa ripiombare nell’angoscia. Dobbiamo essere uomini e donne che sanno pronunciare parole belle e buone in questo mondo, parole come “gioia”, parole come “perdono”, parole come “ti voglio bene”, parole come “mi sei mancato”, parole come “ottimismo”, “speranza” perché la forza della parola non sta solo nell’esprimere un concetto, ma la forza della parola è capace di generare qualche cosa di grande.  La parola, ce l’ha ricordato Gesù nel Vangelo, un po’ come il seme, gettato in terra, che poi da’ frutto, se noi continuiamo a riempirci e a riempire questo mondo di parole brutte, solo il brutto fiorirà in questo mondo e nel nostro cuore. Se noi invece sapremo pronunciare parole belle e buone, possiamo essere certi che anche in questo mondo, anche in questo mondo incerto, anche in questo tempo nuovo, che abbiamo davanti, ci aspettano cose belle e cose buone. Don Alessio Albertini