OMELIA II domenica di Avvento 2021

OMELIA II domenica di Avvento 2021

“Il Signore è vicino”. È il messaggio, il gioioso annuncio che vogliamo accogliere in questo Avvento. Vogliamo riconoscere e accogliere il Signore che si fa vicino a noi. La sua è una vicinanza che non ci fa del male, non ci schiaccia, non ci piega, non approfitta di noi, ma ci valorizza. Ci stimola così a farci a nostra volta vicini a tanti altri, a tutti gli uomini e le donne, iniziando dagli ultimi, dai poveri, dai sofferenti.

Oggi la riflessione sulla vicinanza si arricchisce con le letture proposte e che ci parlano dei credenti, cioè di noi, noi che possiamo essere chiamati “i figli del Regno”.

I profeti oggi ci parlano di una strada possibile. La troviamo già nella lettura di Isaia: “In quel giorno ci sarà una strada dall’Egitto verso l’Assiria” (Is 19, 23). Questa strada passerà proprio da Israele, la terra dove viveva Isaia e dove Gesù porterà il suo annuncio di salvezza. Del resto tutta la pagina di Isaia allude a esodi ed esili, uscite e incontri. E profetuizza di Israele con Egiziani e Assiri

La strada renderà vicini i diversi popoli e persino le potenze economiche e militari del tempo, come appunto erano l’Egitto e l’Assiria. Permetterà un incontro tra i diversi.

Noi viviamo in un mondo di contrapposizioni. Sembra che ne nascano sempre di nuove. Quelli del Nord contrapposti a quelli del Sud, e tutti questi contrapposti a chi viene dall’estero; quelli di destra contrapposti alla sinistra, e all’interno dei due schieramenti nascono altre contrapposizioni; quelli che hanno un lavoro sicuro contrapposti a chi è precario; i vegetariani contrapposti a chi mangia tutto e poi anche ai vegani; ora ci sono i no-vax che si contrappongono a quelli che sostengono i vaccini. Abbiamo bisogno di imparare a incontrarci, non a contrapporci.

Impossibile? No! Anche se ora non la vediamo, il Signore stesso ci indica una strada, un percorso, un cammino da fare che può portare a incontrarci e a valorizzarci. Possiamo davvero farci vicini a tutti, o almeno provare. Una strada è possibile.

Noi credenti in Gesù, spesso siamo trascinati in questo perverso gioco di contrapposizioni. Anche noi veniamo contrapposti ad altri e ci lasciamo prendere dal vedere gli altri come nemici, avversari da cui difenderci.

È un pericolo nel quale siamo tante, troppe volte caduti e che dobbiamo evitare. L’invito di Giovanni Battista è diverso. Anche lui ci parla di una strada, una strada che dobbiamo preparare noi! Noi credenti in Gesù possiamo preparare la strada per l’incontro. Noi, che siamo “i figli del Regno” possiamo mostrare la strada.

Mi piace ogni anno incontrare un sacerdote del Libano, lo stiamo aiutando con il nostro gruppo missionario. In quella terra lacerata da guerre e contrapposizioni, che da anni seminano sofferenza in Medio Oriente, in quel Libano che si è trovato invaso da una quantità enorme di rifugiati, dove gli stessi mussulmani sono il lotta contro altri mussulmani, dove anche la minoranza dei cristiani è trascinata a usare violenza, questo prete cattolico organizza opere di bene e di accoglienza per tutti, insegna ai fedeli a farsi vicini a tutti, a non esasperare gli animi, ad aiutare tutti, mettendo insieme chi ha origini e storie diverse, chi ha forme di pensiero e stili di vita diversi. Questo fanno i figli del Regno! Questo è chiesto anche a noi di fare. Qui, nel nostro paese e ovunque.

Tocca a noi preparare la strada!

Non è facile preparare la strada. Rileggo con interesse la bella pagina della lettera di Paolo agli Efesini. Si parla con stupore della “grazia” (la chiama così, una “grazia”, un dono) di annunciare la meraviglia del Vangelo a tutti i popoli, anche a quelli più belligeranti. È la grazia di chi prepara strade. Al termine del brano annunciato poco fa Paolo esorta tutti i credenti a non perdersi d’animo per le sue “tribolazioni”. Dice proprio questo: “Vi prego di non perdervi d’animo a causa delle mie tribolazioni per voi: sono a gloria vostra” (Ef 3,13). Preparare la strada perché tutti possano farsi vicini e incontrarsi comporta sofferenze e tribolazioni. Dobbiamo metterlo in conto.

La prima sofferenza sarà quella di non essere creduti. Ci sarà sempre il sospetto di essere approfittatori, come lo sono tutti.

La seconda sofferenza sarà dovuta al fastidio che diamo, perché incontrare l’altro significa conoscere meglio se stessi e accorgerci dei nostri difetti. E quindi saremo messi da parte, ignorati.

Poi ci sarà la sofferenza di essere oltraggiati e perseguitati, accusati ingiustamente.

Noi, figli del Regno, sappiamo che non è facile preparare una strada per l’incontro, ma è una strada è necessaria perché è la strada che il Signore stesso percorrerà per farsi vicino a noi e a tutti.

don Maurizio

“In quel giorno
ci sarà una strada
dall’Egitto verso l’Assiria”

(Is 19, 23)   

“Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri”
(Mc 1,3b; cfr Is 40, 3)   

La tua strada, Signore,
è la strada dell’impossibile
che diventa possibile.
Noi non riusciamo
a percorrerla,
ma se ci mettiamo in ascolto
della tua Parola
e della tua presenza,
tu ce la indichi.
Se ti ascoltiamo, Signore,
scopriamo che tu sei vicino,
e tutto diventa possibile.
È possibile amare sempre,
in ogni circostanza.
È possibile costruire la pace.
È possibile
far incontrare tra loro
uomini e popoli.
È possibile farci vicini
a chi soffre
e a chi si rinchiude
perché è deluso.
È possibile
percorrere la strada
che porta a Te.
Insegnaci tu
a preparare questa strada,
e donaci la forza
di iniziare a percorrerla,
con tutti i nostri fratelli,
con chi incontreremo,
con tutti coloro
che accoglieranno
il nostro invito
per camminare verso te
che ci sei vicino.
Amen.