Padre Giancarlo Politi
La Cina nel cuore
Padre Giancarlo Politi ha diretto a lungo la rivista “Mondo e Missione”. Ma nei suoi cinquant’anni di vita sacerdotale è stato soprattutto il forte legame con la Chiesa cinese il filo rosso della sua missione
«Io sono cattolica, ma è da 39 anni che non incontro un prete. Se mi permette possiamo dire una preghiera insieme?».
Nel giugno del 1987 padre Giancarlo Politi svolge il suo mandato missionario a Hong Kong, ma per qualche giorno lascia la grande città per raggiungere Zhaoqing, nei luoghi della prima predicazione di Matteo Ricci e ritirarsi lì in preghiera. Mentre passeggia sulla riva del mare, si imbatte in un gruppo di donne sedute all’ombra di un grande albero che dopo una rapida occhiata lo identificano come missionario e rivolgono a lui questa semplice richiesta.
«La mia vita da missionario in Cina è stata segnata da molti episodi come questo. In questo Paese si vive un’unica condizione: essere cristiani in un contesto di prova e di minoranza». Inizia così il racconto di questo missionario giunto ormai al cinquantesimo anniversario della sua ordinazione. Padre Giancarlo Politi, originario di Abbiategrasso in provincia di Milano, sceglie la via del seminario molto presto:
«Quando ero piccolo avevo uno spiccato interesse per il mondo. Mi ero fatto comprare un atlante e su quelle pagine compivo dei viaggi meravigliosi. Poi ho capito che anche il Signore aveva un interesse per me e io per Lui, così ho lasciato l’atlante e sono entrato nel seminario diocesano».
La passione missionaria di padre Giancarlo però si risveglia e matura durante il terzo anno di studi e così decide di passare al Pime: «Il Signore chiama tutti. Sta a noi, a spese nostre, imparare a rispondere. La Cina non era nei programmi. Dopo l’ordinazione, il 28 giugno del ’66, ero stato destinato in India, ma il visto, dopo due anni, tardava ad arrivare e così sono stato inviato a Hong Kong».
Dal 1970 al 1993 la vita di padre Politi si intreccia con quella del popolo cinese. Il missionario assiste a diversi snodi fondamentali della storia del Paese che modificano nel profondo la cultura, la società e l’economia. Vivendo i grandi cambiamenti della nazione, padre Giancarlo, con il trascorrere degli anni, deve adattare anche il proprio operato ai tempi che corrono:
«Il missionario per penetrare in una cultura così lontana deve essere creativo. Per tutto il mio apostolato a Hong Kong ho cercato dei modi innovativi per avvicinarmi alla gente, vivere con loro in fraternità. Dalle cose più semplici come le attività di parroco, la catechesi biblica e la preparazione dei catecumeni, alle cose più innovative come la gestione di attività di doposcuola e studio assistito per i ragazzi, il sostegno alle famiglie senza casa a causa del grande sovraffollamento o l’individuazione e il censimento delle realtà cattoliche presenti sul territorio» ricorda padre Politi.
Gli anni passano e l’Istituto chiede al missionario di tornare in Italia per occuparsi questa volta di giornalismo. A Hong Kong aveva già avuto la possibilità di avvicinarsi al mondo dell’informazione, sostenendo la fondazione e divenendo corrispondente di Asianews, l’agenzia del Pime che offre notizie, studi e testimonianze dall’Asia e dal Medio Oriente. Ma poi a padre Politi viene chiesto di dirigere la rivista Mondo e Missione e le attività del Centro missionario di Milano:
«Per otto anni mi sono trovato a gestire il mensile dell’Istituto. La missione l’avevo vissuta sulla mia pelle e ora dovevo cercare di trasmetterla sulla carta stampata e attraverso le attività culturali del Centro. È stata una sfida impegnativa, non sempre facile, ma molto affascinante».
Le novità però non si fermano qui: nel 2001, padre Giancarlo assume il delicato incarico di seguire la Chiesa in Cina per la Congregazione per l’evangelizzazione dei popoli. Per il missionario inizia così un periodo di viaggi, studi, contatti e relazioni: «In quegli anni a Roma, ho potuto fruire di un luogo di osservazione privilegiato per intercettare il lavoro che compie la Chiesa in Cina. Evangelizzare per me ha significato ricondurre me e i fratelli al Padre».
Dopo l’incarico in Vaticano, è il seminario del Pime di Monza a richiedere la presenza del missionario. L’esperienaza di direttore spirituale, come afferma padre Politi, è interessante e sorprendente: «è necessario entrare nelle storie e nelle vite di ognuno dei giovani che si incontrano. Ascoltare con pazienza, far sorgere domande, aiutare a trovare risposte e se necessario consigliare sono operazioni complicate quando ci sono in gioco la felicità di una persona e la volontà di Dio».
Ora padre Giancarlo ha festeggiato i cinquant’anni di sacerdozio e desidera lasciare ai giovani seminaristi che ha incontrato un semplice motto: «Il missionario è colui che è al servizio quotidiano del Vangelo. Spendersi per la missione non lascia mai delusi».
Padre Politi racconta l’Alzheimer. “La malattia non toglie umanità”
Non capita spesso che un malato di Alzheimer si racconti. Ma padre Giancarlo Politi, oltre che essere un missionario del Pime, è anche un giornalista. E ha accettato di farsi intervistare dal suo medico. Una video visibile su Youtube e sul sito della Fondazione Alzheimer Italia
19 ottobre 2016
MILANO – Non capita spesso che un malato di Alzheimer si racconti. Ma padre Giancarlo Politi, oltre che essere un missionario del Pime, è anche un giornalista. E forse per questo che ha accettato di farsi intervistare dal suo medico curante. Il video dell’intervista è stata mostrata finora solo in alcuni convegni, ma che da oggi è visibile da tutti su Youtube e sul sito della Fondazione Alzheimer Italia. L’intrusa, come lui chiama la sua malattia, ha cominciato a dare dei segnali qualche anno fa. “Erano campanelli d’allarme che trascuravo. Non mi sentivo pronto. Ho fatto fatica ad accettare la signora malattia”. Padre Politi è stato missionario in Cina e Hong Kong per 23 anni e poi direttore della rivista Mondo e Missione. È ancora nelle fasi iniziali della malattia. Uomo e sacerdote brillante, con una conoscenza approfondita della cultura e della lingua cinese, sente “la mancanza di potersi muovere liberamente da solo, senza dover essere per forza accompagnato”. Gli manca l’auto, l’indipendenza. “L’essere liberi è la cosa più importante” sottolinea.
Oggi padre Politi vive in una comunità con altri sacerdoti. Nel video sceglie con cura e attenzione le parole. Parla lentamente e cerca di tenere il controllo di sé stesso. “Purtroppo il peso della mia condizione grava più sugli altri che su di me”. L’ Alzheimer gli ha già fatto vivere periodi difficili, di totale confusione. “Ricordo solo alcune sensazioni di quei giorni, ma non so dire cosa sia successo”.
L’anno scorso padre Politi ha festeggiato i 50 anni di sacerdozio. Non celebra più la Messa in pubblico. “Non me la sento. Non voglio sciupare il Mistero a chi viene in Chiesa”.
Il video si chiude con un invito di padre Politi agli altri malati. “La malattia non toglie l’umanità di una persona. Si è padri o madri anche da ammalati. Non piangetevi addosso. Le medicine sono solo una parte della vita. Ciò che conta è la bellezza dell’esistenza”. (Dp)
da: http://www.redattoresociale.it/Notiziario/Articolo/518586/Padre-Politi-racconta-l-Alzheimer-La-malattia-non-toglie-umanita