Prima meditazione
NON ABBIATE PAURA!
Esercizi Spirituali
26-27 marzo 2017
1. Operai per la sua Messe
Mt 9,35Gesù percorreva tutte le città e i villaggi, insegnando nelle loro sinagoghe, annunciando il vangelo del Regno e guarendo ogni malattia e ogni infermità. 36Vedendo le folle, ne sentì compassione, perché erano stanche e sfinite come pecore che non hanno pastore. 37Allora disse ai suoi discepoli: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! 38Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe!».
Ci sono tre persone (o tipologie di persone) presenti in questo brano di Vangelo che introduce il capitolo 10 di Matteo: Gesù, le folle e i discepoli. Io ti propongo di riconoscerti in uno dei discepoli. Ti va? Se accetti la cosa tranquillamente, non hai capito bene la proposta.
Il Vangelo secondo Matteo può benissimo essere letto come il Vangelo del discepolo, un Vangelo scritto per coloro che hanno già dato la loro adesione alla fede in Gesù, hanno già deciso di seguirlo. L’evangelista vuol far capire che cosa bisogna fare. Lo fa capire ai credenti del suo tempo e della sua comunità e lo fa capire anche a te. Magari l’adesione inziale a Gesù ha avuto un calo di entusiasmo, magari hai avuto i primi fallimenti, magari ti sei scontrato (o scontrata) con il tuo peccato, magari non hai mai pensato veramente di seguire di Gesù, né hai mai immaginato che comportasse quello che di fatto comporta, ti sei trovato (o trovata) dentro e… insomma come incastrato (o incastrata), senza mai scegliere veramente di seguire Gesù.
Non so perché hai aderito all’invito di iniziare questi esercizi dello spirito, che poi sono anche esercizi della tua fede e del tuo essere discepolo (o discepola). Dovresti provare a spiegarti con chiarezza perché sei qui. Io però ti invito a raccogliere le provocazioni che da qui nasceranno, a provare, a esercitarti un po’ nell’ascolto concreto del Vangelo, anche se è un ascolto che ti sconvolgerà (spero) la vita.
Anzitutto fermati a contemplare Gesù. Gesù fa del bene: percorre, insegna, annuncia, guarisce. Compie un bene che lo porta a provare compassione per folle. “Provare compassione” è il verbo della misericordia, quello che indica le viscere materne che sperimentano subito e facilmente quanto vivono i figli…
Fa bene vedere chi fa del bene, chi lo fa con tanto zelo. Ti stimola. Siamo così rovinati dal soffermarci su chi sbaglia o, addirittura, fa del male che quasi non sappiamo più vedere chi fa del bene. Gesù fa del bene. Ci sono tanti che ancora oggi fanno del bene, e lo fanno bene. Lo fanno in tanti modi, concretamente, aiutando come possono, alleviando le sofferenze e i disagi. Fanno del bene ascoltando e cercando di capire che cosa fa soffrire l’altro, quali sia il suo problema il motivo del suo comportamento, magari ingiusto o cattivo. Fanno del bene insegnando, parlando, trasmettendo quello che hanno dentro, il bene che li spinge e che permette loro uno sguardo sereno e fiducioso su un mondo che pure è segnato dal male e dal peccato! Fanno del bene perché non giudicano, se non per accogliere e accompagnare, mai per condannare. Fanno del bene rendendosi presenti, accanto a ogni situazione, senza poter fare nulla, ma senza lasciarsi coinvolgere dal male. Però ci sono, sono lì, pronti a cogliere l’occasione propizia per aiutare, sistemare, accarezzare, dire una buona parola, o anche solo sorridere. Così faceva Gesù e così c’è ancora oggi chi, magari non così bene come Gesù, ancora oggi fa del bene.
Conosci qualcuno così? Chi? Che cosa pensi di lui o di lei?
Hai già provato anche tu a fare del bene così? Come è andata? Hai provato gioia? Non ti sei pentito (o pentita) del bene fatto?
Gesù, poi parla ai discepoli, cioè anche a te, e ti fa notare che c’è tanto bene da fare. Ma non ti dice – non subito – di darti da fare, ma di pregare, perché il Signore “mandi operai”.
Dopo aver guardato chi fa del bene Gesù ti invita a esercitarti a vedere quanto bene c’è ancora da fare. È interessante. Non ti fa notare il male per lamentarti, ma per capire di quanto bene c’è ancora bisogno, non si tratta di piangere perché il bicchiere è mezzo o del tutto vuoto, ma di vedere che occorre riempirlo. Solo che Gesù non parla di bicchieri vuoti, non parla di male, parla di messe da raccogliere, e la messe è qualcosa di bello, di positivo. Ti invita a vedere i vuoti, ma come possibilità di bene. Anche lui vede la sproporzione tra quello che c’è da fare e le tue forze. Intanto però ti ricorda che non sei da solo, questo invito lo fa ad altri discepoli.
Ma soprattutto Gesù ti dice di pregare; e lo dice anche a tutti gli altri discepoli. La prima cosa da fare non è …fare, ma pregare. Anzi, sta’ bene attento (o attenta) a non prendere tu l’iniziativa di fare, chissà che guai combineresti! O li hai già combinati? Non è una tua iniziativa il fare del bene. È “il signore della messe” che deve mandare operai. Tutto deve partire da Lui, da Dio, dal Padre di tutti, altrimenti rischia di essere un bene raffazzonato. Io sono convinto che alla fine lui saprà anche apprezzare il bene che abbiamo tentato di fare, così come si guardano gli scarabocchi di un bambino con aria benevola, ma qui c’è bisogno di qualcosa di più, c’è bisogno di vero bene e questo parte solo da Lui. Perciò dobbiamo pregare.
Pregare come? Certamente “dicendo”, esprimendo, traducendo in parole rivolte a Dio Padre il nostro desiderio di poter vedere ancora persone che, come operai esperti, operino del bene. Lo operino come Gesù: il primo operaio esperto nel fare il bene.
Credo però che Gesù ti esorti a pregare anzitutto condividendo il suo sguardo, imparando a vedere le cose, le situazioni e, soprattutto, le persone così come le vede lui. La preghiera deve diventare il modo per acquisire lo sguardo di Gesù. Questo può avvenire solo lentamente, non credo basti metterci lì per farlo, chiede molto esercizio.
Ecco perché siamo qui, ecco il tuo primo esercizio, che non può ridursi ad essere solo l’esercizio di oggi, deve diventare un esercizio costante.
Prova a ripensare al bene che hai già provato a fare. Come è andata? Non è che per caso è venuto non da un’obbedienza al Signore, ma dalle tue decisioni?
Come è, almeno fino a ora, la tua preghiera? Come è, soprattutto, la tua preghiera perché si realizzi il bene di cui c’è bisogno, per superare quel male che ancora affligge il mondo a cominciare da tante situazioni di cui vieni a conoscenza e da tante persone a cui vuoi bene?
Devi imparare a guardare le folle come Gesù. Non solo tu, tutti dobbiamo imparare, perché nessuno di noi ha imparato a sufficienza. Gesù vede le folle “stanche e sfinite, come un gregge che non hanno pastore”. Il riferimento è al profeta Geremia e contiene anche una critica ai responsabili del popolo, responsabili religiosi o politici, aggiungerei, anche, del mondo economico, del lavoro o dell’imprenditoria, una realtà che al tempo di Gesù, però, non aveva il ruolo che ha oggi. Ma in qualche modo anche tu hai qualche responsabilità su altri Di chi sei responsabile? Prova a rispondere. Probabilmente le persone di cui hai qualche responsabilità sono più di quanto immagini.
Certo è che il mondo è caotico, confuso complesso. I valori non sono più così chiari e le scelte da fare non riescono con facilità a riferirsi alla legge di Dio.
Io vedo questo mondo, questo “gregge che non ha pastore” estremamente bisognoso di Vangelo, di incontrare Gesù. Vedo l’urgenza del Vangelo. Il mondo si sta rovinando, sta soffrendo sempre di più, a causa di un modo distorto nel valutare e agire. Lo fa forse senza rendersene conto. In tanti casi sbaglia le proporzioni, ingigantisce problemi tutto sommato piccini, in altri banalizza scelte di valore importantissime. Vedo rincorrere ciò che vale davvero poco, vedo trascurare altri aspetti essenziali per la vita…
Mi sembra che anche Gesù veda tutto questo. In più lui vede il dolore in modo più acuto di me. Lo coglie in modo intenso e lo fa suo. Io vorrei provare a piangere con lui.
Vuoi provare anche tu? Vuoi provare a descrivere questo gregge che non ha pastore, a capire perché sia così “stanco e sfinito”?
E tu? Non sei anche tu parte di questo “gregge che non ha pastore”? In che misura sei stanco e sfinito? Ti senti guardato da Gesù? E da chi altri?
Ecco allora alcuni esercizi da fare in questa prima giornata.
- Leggi e rileggi più volte il brano di vangelo proposto. Prendi una o più frasi e ripetile lungo la giornata, mentre ti sposti per lavoro o mentre fai qualunque cosa che non ti occupa la mente, oppure fermandoti in una pausa da altre attività. Lascia che il vangelo parli in te, aiutato magari da questa meditazione o da altri aspetti che toccano il tuo cuore. Prova a fissare (anche scrivendo o raccontando al altri) quello su cui il tuo pensiero e il tuo cuore più si soffermano.
- Rispondi alle domande di questa meditazione (quelle scritte in corsivo) e rispondi ad altre domande che emergono in te mentre rileggi la pagina di Vangelo proposta, mentre ci pensi e mentre provi a rispondere alle domande proposte. Prova a farlo scrivendo o, se hai la possibilità, dicendo a un altro (un amico, una persona cara, un familiare, un sacerdote…) le tue riflessioni.
- Fermati a pregare provando a far coincidere il tuo sguardo con quello di Gesù. Comincia a guardare bene nella preghiera le persone con cui in questo primo giorno sei più a contatto oppure le persone con le quali hai spesso da fare, o anche con altre persone di cui vieni a sapere qualche particolare (magari tramite le notizie dei mass media o da parte di altre persone…). Puoi anche scrivere la tua preghiera. Concludi sempre la tua preghiera con un “Padre nostro” e, se vuoi, un “Ave, Maria”.
Scegli tu almeno uno tra questi esercizi e vivilo con impegno e gioia oggi.