OMELIA alla VEGLIA PASQUALE 2017

OMELIA alla VEGLIA PASQUALE 2017

Gesù è morto e risorto!

Questo è l’annuncio pasquale capace di cambiare la nostra vita.

É annuncio che ci ha raggiunto (ha raggiunto il cuore di ciascuno di noi) e che ha la forza di rinnovare continuamente la nostra vita.

A noi il compito di diffondere la notizia. È troppo importante, non possiamo né dobbiamo trattenerla. Come possiamo fare?

Tra le linee che sono emerse dalla visita pastorale conclusa due mesi e mezzo fa è emersa la necessità di un dialogo con tutti. Dobbiamo costruire con tutti rapporti dialogici, fatti anzitutto di ascolto per capire e condividere ogni situazione, soprattutto se segnata dalla sofferenza e dalla povertà. Dall’ascolto nasce anche la condivisione della propria vita e che può diventare una proposta, una proposta di fede, la proposta appunto dell’annuncio pasquale, di Gesù che è morto e risorto.

Credo di poter dire che questo annuncio, questo dialogo con tutti, debba avere alcune caratteristiche. Emergono dalla contemplazione del Vangelo che, proprio nell’annuncio pasquale, ha il suo nucleo.

 

1.  Per avere un buon dialogo con tutti occorre avere a cuore la ricerca della Verità. Questo è il grande insegnamento che ci ha lasciato papa Benedetto XVI che in questa domenica di Pasqua compie 90 anni.

Perché la Verità esiste. Dà valore al mondo, alla vita e a ogni uomo e donna. La Verità dona a tutti un valore che supera anche i nostri pareri e le nostre visioni parziali, ma dobbiamo cercarla tutti insieme.

Noi non siamo i proprietari della Verità, anche noi credenti possiamo sbagliare e mentire e peccare. Solo consapevoli di questo possiamo umilmente proporre di cercare la Verità, di ascoltarci, di confrontarci, di ragionare insieme.

Noi credenti però sappiamo che la Verità è Gesù. Egli è la Verità da seguire sempre, con Lui dobbiamo costantemente confrontarci e lasciarci correggere.

Ma dobbiamo anche avere l’umiltà di studiare sempre, di approfondire, di superare l’ignoranza religiosa (e non solo) che si sta ormai diffondendo, dobbiamo superare la

presunzione di saperne già abbastanza.

Solo così possiamo dialogare con tutti, per proporre in modo vero e vitale l’annuncio pasquale di Gesù che è morto e risorto.

 

2. Per avere un buon dialogo con tutti dobbiamo vivere di misericordia. Consapevoli di essere stati raggiunti dalla misericordia di Dio che si è concretizzata in Gesù, possiamo e dobbiamo vivere e proporre a tutti la stessa misericordia. Non siamo qui per condannare nessuno, ma per diffondere attraverso le opere di misericordia corporali e spirituali (le ricordiamo, vero?) lo stile di Gesù.

Solo a questa condizione è possibile un dialogo vero con tutti. Ogni uomo e ogni donna accetteranno di dialogare con noi se vedranno la nostra capacità di amare concretamente.

All’opposto nessuno avrà voglia di entrare in dialogo con chi è chiuso, insensibile al dolore, incapace di vedere le sofferenze e di capire il cuore di ogni persona.

Invece vedendo in nostro amore e interrogandoci sul come mai siamo così pronti a perdere qualcosa di nostro pur di dare aiuto, allora nascerà spontanea la domanda sul perché, e nella risposta a questo perché potrà nascere un dialogo con tutti.

 

3. Per avere un buon dialogo con tutti dobbiamo vivere la gioia, perché il Vangelo è gioia, la gioia di un buon annuncio. Finché prevalgono lamentele e critiche, magari vissute proprio tra noi credenti, nessuno sarà stimolato al dialogo. C’è già troppa pesantezza e tristezza nel mondo, per lasciarci coinvolgere da una fede che appare troppo triste.

Abbiamo avuto modo durante l’Avvento di riscoprire la gioia del Vangelo, la gioia di credere. La gioia – dicevamo – è un anticipo della felicità, un gustare già ora quella pienezza che solo Gesù ci potrà offrire perché sarà la pienezza della risurrezione.

Pasqua è gioia. Non è un divertimento vuoto, bensì una gioia consapevole, perché maturata passando attraverso la croce e condividendo ogni altro dolore. A Pasqua la gioia esplode,

come grido, ma un grido gioioso, che non schiaccia e diventa piuttosto un canto, un canto di gioia magari sussurrato, ma capace di entrare nei cuori, smuovere gli animi, motivare e sostenere scelte di carità.

La gioia, quando si manifesta, diventa anche contagiosa e rende davvero facile un dialogo con tutti.

 

Verità, misericordia e gioia sono anche le tre grazie del Vangelo, cioè i tre doni che l’annuncio pasquale di Gesù risorto accende in noi. Papa Francesco ricordava queste tre grazie ai sacerdoti giovedì scorso durante la Messa crismale. Invitava a tenerle insieme, se ne manca una sola il Vangelo si impoverisce e non è più efficace.

Accogliamo queste tre grazie anche nella nostra vita e cominciamo così, con semplicità, a esprimere la nostra fede. Mentre diremo la nostra fede, essa si rafforzerà in noi e si diffonderà intorno a noi.

È la Pasqua: Gesù è morto e risorto.

don Maurizio